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La crisi dell'ex Fiat
17 Dicembre 2024 - 07:40
Una partita su due tavoli (forse anche tre), quella di Stellantis. Che oggi deve portare a quello dell’Automotive, al Mimit, il suo piano per l’Italia. Ma domenica ha parlato di investimenti considerevoli in Argentina con il presidente Javier Milei. E ieri con Emmanuel Macron, che è pure azionista.
A incontrare Milei, in visita in Italia, è stato John Elkann in persona, assieme al chief operating officer South America, Emanuele Cappellano. Oggetto dell’incontro, i piani di investimento nel settore auto, nello specifico la produzione del marchio Ram, con 385 milioni di dollari che serviranno per lo stabilimento argentino di Córdoba (che produce la Fiat Cronos) entro il 2030: l’obiettivo è portare lì «una nuova famiglia di veicoli».
Invece, questa mattina, non ci sarà John Elkann al tavolo, ma Jean Philippe Imparato, capo della divisione Europa Allargata di Stellantis. Davanti a lui, non solo il ministro dell’industria Adolfo Urso, ma ben tre ministri: quella del Lavoro, Marina Calderone, e quello dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Che non a caso è indicato come il “padre” della risoluzione del governo che consentirebbe a Stellantis di beneficiare dei finanziamenti per abbattere il costo dell’energia.
«Il nostro approccio è molto diverso dalla sinistra, non abbiamo pregiudizi ne facciamo favoritismi, vale per Stellantis come per le altre aziende, se l'approccio è costruttivo faremo la nostra parte come fatto finora perché quando si tratta di difendere occupazione e crescita ci trovate in prima fila a noi, perché il Pd non l'abbiamo visto arrivare» ha detto domenica la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dal palco di Atreju.
In cambio il Gruppo, a fronte di una situazione di crisi dove in ballo - fra cassa integrazione e possibili esuberi - ci sono 25mila posti di lavoro fra il Gruppo stesso e il suo indotto, dovrà garantire «un piano molto concreto», per usare le parole stesse di Imparato. Che nei giorni scorsi ha parlato dei nuovi modelli - in realtà versioni diverse della Fiat 500e - per Mirafiori e delle versioni ibride per gli altri stabilimenti. «Tutto quello che verrà detto sarà realizzato» è l’intenzione di Imparato. «Abbiamo una mission per ogni stabilimento. Abbiamo messo tutto, speriamo di non dover togliere qualcosa» aveva detto però Giuseppe Manca, capo delle relazioni umane di Stellantis proprio ad Atreju.
Fra nuovi modelli, auto ibride e l’atteso annuncio della piattaforma Stla Small in Italia, che consentirebbe di realizzare qui le city car, ci sono ancora delle incognite. Perché se è vero che per la Small sono in lizza Mirafiori e Pomigliano - quest’ultimo favorito, anche per la presenza della Panda -, dietro le quinte matura la convinzione che, anche nella migliore delle ipotesi, Stellantis ha uno stabilimento di troppo: quello di Cassino. Qui, infatti, fra le altre cose, dovrebbe arrivare il nuovo modello Maserati - al momento si produce il Grecale, assieme all’Alfa Romeo Stelvio, dai numeri non esaltanti - ma Imparato stesso ha detto che, per Maserati, si parlerà più avanti.
I sindacati chiederanno anche chiarimenti sulla Gigafactory di batterie per le auto elettriche di Termoli, in Molise, dopo l'investimento dell'azienda in Spagna, ma è già stato ribadito che Acc - la joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies - comunicherà le sue decisioni entro il primo semestre 2025.
Rassicurazioni sulla parte francese della gigafactory, con lo stabilimento transalpino, sono invece state date al presidente francese Emmanuel Macron sempre da John Elkann, che ha voluto parlare anche della produzione dei modelli Peugeot e Citroen (e del mantenimento degli incentivi definiti "leasing sociale" da parte dell'Eliseo).
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