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Non solo Stellantis

Qui nascevano Maserati e Ferrari, ora chiudono tutti

La crisi del settore metalmeccanico nel Canavese: chiusure, perdita di posti di lavoro e necessità di un rilancio industriale.

Crisi Industriale in Canavese: 48 Aziende Chiuse e 4.500 Posti di Lavoro Persi in 16 Anni

La sofferenza di Mirafiori, e del suo indotto, sposta i riflettori sempre su Torino e il circondario, facendoci alle volte dimenticare che non esiste solo Stellantis, per quanto i suoi numeri siamo ancora imponenti, e le sue ricadute nel bene e nel male colpiscano il territorio. Fuori da Torino si agitano i medesimi fantasmi della crisi, principalmente nel settore metalmeccanico. E una terra che produceva Maserati e Ferrari, oltre ad altissima tecnologia, conta ogni giorno imprese che chiudono.

L'analisi l'ha fatta la Fiom-Cgil di Torino, in una ricerca iniziata nel 2008, tracciando un quadro drammatico dello stato delle imprese metalmeccaniche nel Canavese occidentale e nell'area eporediese. Negli ultimi sedici anni, il 29% delle aziende monitorate ha chiuso i battenti, con 48 imprese su 167 che hanno cessato l'attività. Questo ha provocato la perdita di oltre 4.500 posti di lavoro, creando un vuoto economico e sociale difficile da colmare. La crisi è particolarmente grave - ovviamente - nel settore automotive, che rappresenta il 46% degli addetti del comparto, dove il 30% delle aziende ha chiuso e più di 2.000 posti sono stati persi.

Basti pensare, lasciando da parte il disfacimento di quella che era Olivetti e il comparto tecnologico, agli stabilimenti Pininfarina chiusi, gli stessi dove veniva assemblata per esempio la scocca della Ferrari Testarossa. Adesso c'è una sede di Stellantis a San Benigno Canavese, dove è scattata la cassa integrazione. E non si è più avuta notizia del possibile insediamento dei tanto decantati produttori cinesi. Mentre il territorio è ancora scottato dal caso Italvolt, rivelatosi solo fumo.

Edi Lazzi, segretario generale della FIOM-CGIL, ha sottolineato l'urgenza di un rilancio industriale per il territorio. Giovanni Ambrosio della CGIL di Ivrea ha aggiunto che la crisi penalizza soprattutto giovani e donne, mentre le politiche governative risultano insufficienti per affrontare le sfide della transizione industriale. L'assenza di strategie di lungo termine e investimenti in innovazione e formazione aggrava una crisi che colpisce non solo i lavoratori, ma intere comunità.



"Non possiamo rassegnarci a un futuro senza industria," ha dichiarato Lazzi, ribadendo l'importanza di interventi immediati per salvaguardare il comparto metalmeccanico. L'incontro ha coinvolto rappresentanti istituzionali e locali, tra cui l'assessora Gabriella Colosso, Federico Bellono della CGIL di Torino, Barbara Barazza della Camera di Commercio di Torino e il sindaco di Castellamonte Pasquale Mazza. Tutti hanno confermato la necessità di un'azione collettiva per invertire la rotta e salvare la tradizione industriale del Canavese. Senza cavalieri bianchi, possibilmente.


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