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Non solo Stellantis
21 Dicembre 2024 - 06:30
La sofferenza di Mirafiori, e del suo indotto, sposta i riflettori sempre su Torino e il circondario, facendoci alle volte dimenticare che non esiste solo Stellantis, per quanto i suoi numeri siamo ancora imponenti, e le sue ricadute nel bene e nel male colpiscano il territorio. Fuori da Torino si agitano i medesimi fantasmi della crisi, principalmente nel settore metalmeccanico. E una terra che produceva Maserati e Ferrari, oltre ad altissima tecnologia, conta ogni giorno imprese che chiudono.
L'analisi l'ha fatta la Fiom-Cgil di Torino, in una ricerca iniziata nel 2008, tracciando un quadro drammatico dello stato delle imprese metalmeccaniche nel Canavese occidentale e nell'area eporediese. Negli ultimi sedici anni, il 29% delle aziende monitorate ha chiuso i battenti, con 48 imprese su 167 che hanno cessato l'attività. Questo ha provocato la perdita di oltre 4.500 posti di lavoro, creando un vuoto economico e sociale difficile da colmare. La crisi è particolarmente grave - ovviamente - nel settore automotive, che rappresenta il 46% degli addetti del comparto, dove il 30% delle aziende ha chiuso e più di 2.000 posti sono stati persi.
Basti pensare, lasciando da parte il disfacimento di quella che era Olivetti e il comparto tecnologico, agli stabilimenti Pininfarina chiusi, gli stessi dove veniva assemblata per esempio la scocca della Ferrari Testarossa. Adesso c'è una sede di Stellantis a San Benigno Canavese, dove è scattata la cassa integrazione. E non si è più avuta notizia del possibile insediamento dei tanto decantati produttori cinesi. Mentre il territorio è ancora scottato dal caso Italvolt, rivelatosi solo fumo.
Edi Lazzi, segretario generale della FIOM-CGIL, ha sottolineato l'urgenza di un rilancio industriale per il territorio. Giovanni Ambrosio della CGIL di Ivrea ha aggiunto che la crisi penalizza soprattutto giovani e donne, mentre le politiche governative risultano insufficienti per affrontare le sfide della transizione industriale. L'assenza di strategie di lungo termine e investimenti in innovazione e formazione aggrava una crisi che colpisce non solo i lavoratori, ma intere comunità.
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