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Torino ostaggio di Askatasuna, la politica si indigna. Ma in concreto, che fa?

I sindacati di polizia e il centrodestra vanno all’attacco di Lo Russo (che non risponde): «La colpa è anche sua»

Gli scontri con la polizia e i carabinieri durante il corto per Ramy

Gli scontri con la polizia e i carabinieri durante il corto per Ramy

Muri vandalizzati da scritte e insulti alle forze dell’ordine. Vetri rotti, spray e uova contro il commissariato Dora Vanchiglia che ieri ha chiuso l’ufficio denunce. E nove feriti tra polizia e carabinieri: eccolo il bollettino di Torino dopo l’ennesimo corteo sfociato in guerriglia. Stavolta si è manifestato per Ramy Elgamy, il 19enne morto a Milano, ma anche giovedì sera il centro delle violenze è stato Torino. A “dirigere” gli scontri, come da copione, c’era Askatasuna. Quel centro sociale che la Giunta di Stefano Lo Russo vuole legalizzare ma che ora torna al centro delle polemiche: «Non è tollerabile» tuonano Centrodestra e sindacati di polizia. E lui, il sindaco, per ora non replica.

Ieri, davanti al commissariato Dora Vanchiglia, sono tornate a posto le transenne divelte per essere lanciate contro i blindati. Ma a causa degli scontri, l’ufficio denunce è stato chiuso e trasferito in via Grattoni. Oggi riaprirà ma sui muri restano le scritte contro la polizia, comparse in via Po e piazza Castello ma anche alla scuola Parini di corso Giulio Cesare, dove il corteo è passato prima di sfilare nel “salotto buono”. E i feriti? Ci sono anche questa volta: nove tra polizia e carabinieri, colpiti dal fitto lancio di oggetti dagli antagonisti.

«Questa escalation di violenza non può essere tollerata - scrivono i sindacati delle forze dell’ordine con una nota congiunta - Senza un’azione decisa e immediata, rischiamo il collasso del sistema giuridico e della sicurezza stessa». Dalla Procura, intanto, filtra l’apertura di un fascicolo per accertare quanto successo. L’ennesimo a carico dei militanti di Askatasuna, già al centro di un processo con 28 imputati: il pubblico ministero Manuela Pedrotta ha chiesto 88 anni di carcere per quei «professionisti della violenza». Ora i sindacati di polizia vogliono la chiusura immediata del centro sociale di corso Regina Margherita e attaccano Lo Russo: «Lasciare quello spazio ad Askatasuna sarebbe un insulto a noi e un affronto per i torinesi».

Ad attaccare il sindaco sono anche le forze di Centrodestra, che gli hanno chiesto di riferire in Consiglio comunale (ma la richiesta è stata respinta): «Cercheremo altri strumenti perché Torino non può più essere ostaggio dei violenti» considera Elena Maccanti (Lega). Aggiungono Roberto Rosso e Marco Fontana di Fi: «Ancora una volta la città è stata tramutata in un campo di battaglia e le responsabilità sono di chi dialoga con chi compie assalti terroristici». «Purtroppo è anche grazie a Lo Russo e alla sinistra se Torino è diventata il teatro perfetto delle violenze degli antagonisti» rincara Fabrizio Ricca (Lega). Roberto Ravello e Alessandra Binzoni (Fdi) dicono che «ogni scusa è buona per creare caos, con i soliti noti che alimentano una strategia della tensione. Il sindaco prenda atto dell’impossibilità di dialogare con chi assalta commissariati. I torinesi sono stufi».

Dal Centrosinistra, invece, parlano in pochi: Alice Ravinale (Avs) condanna la violenza contro le forze dell’ordine ma anche «quando sono gli agenti ad abusare del loro potere, come nel caso di Ramy». E Claudio Cerrato del Pd esprime «preoccupazione per assalti che sviliscono il valore delle proteste». Poi chiede di riflettere «sul disagio sociale che pervade le periferie».

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