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Eventi di Torino
19 Gennaio 2025 - 20:30
Il ritmo incalzante dei tacchi e le note appassionate della chitarra hanno accolto il pubblico all'Aldobaraldo, trasformando la scuola di tango argentino in un tempio di flamenco andaluso. Sabato 18 gennaio, l'evento "Tablao Flamenco Torino", parte della rassegna "Tablao d'Autore", ha trasportato gli spettatori nel cuore dell'Andalusia, con un'esplosione di musica, danza e passione.
Ballerini e ballerine, in eleganti abiti total-black impreziositi da accessori tradizionali, hanno dato vita a uno spettacolo di rara intensità. Ma prima di cedere il passo al "duende" del flamenco, la pizzeria interna del locale ha deliziato gli ospiti con le sue specialità, servite in un'atmosfera soffusa e accogliente, con lampade elettriche che hanno dato un’aria jazz.
Al termine della cena, le luci della sala si sono rivolte sulla pista rialzata e gli occhi degli spettatori si sono puntati a Monica Morra (conosciuta dai suoi studenti come ‘La Mae’), insegnante e fondatrice di ‘Arte y Flamenco’, la quale ha introdotto degli ospiti speciali venuti direttamente dalla Spagna per portare a Torino l’anima del ballo gitano: la cantaora Inma Rivero, figlia d’arte sivigliana, e il chitarrista Jordi Flores, che ha accompagnato con la sua chitarra il corpo di ballo e i cantanti. A completare l'ensemble, Francesco Perrotta al cajón, la scatola sonora strumento proprio del flamenco e la profonda voce di José Salguero.
Monica ‘La Mae’ Morra, insegna flamenco da 4 decenni, fin dall’età giovanissima di 20 anni, all’inizio come assistente. La sua volontà di insegnare il ballo gitano nasce dal desiderio di far conoscere ai suoi studenti (che partono dai ventenni ai settantenni) un’arte, che diventa disciplina, in cui si va a cercarsi e conoscersi e in seguito a raccontarsi. Nonostante la vita ‘non artistica’ intrapresa dagli alunni (che spaziano tra professioni e mestieri quali veterinario, barista, avvocato, insegnante, etc…) quest’ambito consente di lavorare su un’altra parte di sé e la sola volontà di volerci provare è per il fatto che questa parte è presente e cerca un modo per liberarlo, viverlo e narrarlo al mondo esterno.
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Una di queste ballerine, che nella vita ‘normale’ è una consulente di Medicina del Lavoro, definisce la disciplina un ballo passionale ma anche complesso che richiede tanto tempo di esercizio fisico e mentale. Il flamenco grida quello che l'anima non dice.
Nell’introdurre la serata, ‘La Mae’ ha descritto lo spettacolo come “la condivisione del lavoro di studio formale degli ultimi 10 giorni, importante per arricchire l’esperienza di ogni studente”. Un ringraziamento è stato rivolto ad un altro degli ospiti speciali, il coreografo e ballerino Manuel Betanzos, una leggenda nel mondo del flamenco che ha insegnato in tutto il mondo da ben 40 anni, un Maestro con la M maiuscola. Il coreografo è stato protagonista delle Masterclass tenutesi nei dieci giorni precedenti all’evento, nelle quali ha insegnato ai ballerini dei vari anni accademici l'utilizzo degli accessori quali ventagli, bastoni, cappelli e mantelle.
Il risultato delle lezioni sono state 2 ore e mezza di totale immersione nel mondo del flamenco, con esibizioni dei palos come "Garrotin", "Guajira" e "Allegria". Ogni ballerino e ballerina ha fatto sentire la sua presenza, battendo i tacchi sulla pista in totale armonia con le corde della chitarra di Flores e il canto di Rivero, rendendo questo concerto umano ed estensivo soddisfacente sia all’occhio che all’orecchio umano.
Ma colei che si può definire la M.V.P. dell’intera serata è stata senza alcun dubbio, Cecilia Boglione, in arte ‘La Sesi’, la superwoman del flamenco italiano. Classe 1989, anche lei insegnante della scuola di ballo ed ex alunna di Morra, torinese di nascita ma di anima sivigliana, ha mostrato a tutti gli spettatori che cos’è davvero il flamenco: una verità travolgente che diventa una vera droga e che va oltre il corpo. La delicatezza dei suoi movimenti trova poi la libertà nella potenza dei suoi tacchi, nel corpo che usa come strumento e nelle sue stesse espressioni del volto, che raccontano la storia del flamenco e delle sue origini travagliate.
Il flamenco infatti nasce nella regione dell’Andalusia, meta dei Gitani provenienti dall’India, la cui storia non è stata del tutto ricostruita. La loro cultura, d’altra parte, è stata a lungo preservata e condivisa al pubblico, tant’è che le cosiddette “sigaraie” hanno ispirato opere musicali conosciute come la “Carmen” di Bizet e opere letterarie come “Romancero Gitano” di Federico García Lorca. Secondo alcuni, il nome flamenco viene dallo spagnolo “flameante”, cioè ardente, come la danza che la compagnia Arte y Flamenco ha riscaldato nell’Aldobaraldo.
A fine serata, gli spettatori hanno ringraziato la compagnia di ballo con una standing ovation, un trionfo per La Mae e La Sesi inaugurando il 2025 con l’obiettivo di far vivere a ogni uomo e donna che entra per le porte della scuola, la consapevolezza, la serenità e l’autonomia che lo studio delle arti fa e dà. Una completezza che un’arte come il flamenco regala sia a chi lo intraprende, sia a chi lo guarda con totale ammirazione e meraviglia.
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