l'editoriale
Cerca
Il Borghese
30 Gennaio 2025 - 05:50
L’articolo 112 della nostra Costituzione regolamenta quella che chiamiamo «obbligatorietà dell’azione penale». Significa che il rappresentante del potere giudiziario dello Stato non può esimersi dall’avviare una indagine quando è messo a conoscenza di fatti o circostanze qualificabili come reato.
Questo principio, formulato per sancire e difendere l’indipendenza della magistratura, è sia alibi per chi non vaglia neppure le carte che gli arrivano davanti - tanto ci penserà la polizia giudiziaria a capirci qualcosa, o un giudice deciderà se è una cosa valida o una sciocchezza da archiviare -, sia bandiera per chi usa l’apertura di fascicoli come arma politica, o mezzo per rilucere.
Nelle nostre Procure, che pure affogano tra i fascicoli arretrati, si vagheggia di tanto in tanto di scremare alla fonte le cause pretestuose o infondate: ma si vagheggia, appunto. Alle cosiddette «querele temerarie», o usate a scopo intimidatorio, si dà sempre seguito - non parliamo poi delle querele per diffamazione nei confronti dei giornalisti -. Ci sono casi che impiegano un mucchio di gente per un sacco di tempo e tre gradi di giudizio, quando basterebbero cinque minuti davanti al giudice di pace. Ma è come se i magistrati volessero far pesare un proprio potere, quando invece quell’articolo della Costituzione sancisce una responsabilità, che è cosa ben diversa.
Un medico che sbaglia è tenuto a rispondere in sede penale e spesso civile, quindi economicamente. Chiunque è soggetto alla cosiddetta responsabilità civile. Tranne un magistrato. Ci sono valenze politiche nelle indagini? «Sia mai», può dire un magistrato: «è l’obbligatorietà dell’azione penale». «Siamo tenuti a procedere». «Non possiamo voltarci dall’altra parte». Qualcuno può chiamarlo «scarico di responsabilità». Qualcun altro può dire che suona quasi come «obbedivo agli ordini».
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..