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LE REAZIONI

Meloni indagata, solidarietà e critiche riguardo la gestione del caso Almasri

Montaruli: «Non è ricattabile» Schlein: «Non si nasconda dietro i ministri»

Meloni indagata, solidarietà e critiche riguardo la gestione del caso Almasri

GIORGIA MELONI

Il caso Almasri sta scuotendo il panorama politico, e non solo a livello giudiziario. Dopo l’avviso di garanzia ricevuto dalla premier Giorgia Meloni, dai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e dal sottosegretario Andrea Mantovano, le prime reazioni politiche non sono tardate ad arrivare. Antonio Tajani, leader di Forza Italia e vicepremier, non ha esitato a schierarsi dalla parte dei membri del governo coinvolti, condannando duramente quelli che ha definito «atti che suonano come una ripicca» per la riforma della giustizia. «Sono dalla parte di Meloni, Piantedosi, Nordio e Mantovano», ha scritto sui social, sostenendo con forza la separazione dei poteri e l’idea che l’avviso di garanzia non fosse un atto automatico, ma una decisione ben ponderata e voluta. «Totale solidarietà alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ai ministri Piantedosi e Nordio, al sottosegretario Mantovano. È urgente ristabilire una netta separazione dei poteri. La difesa della sicurezza nazionale attiene alle scelte sovrane del governo della repubblica». Così commenta il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

Anche la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, non ha risparmiato parole, ribadendo che l’avviso non fosse “un fatto automatico” e che si sarebbe potuto tranquillamente archiviare. Anche la vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Augusta Montaruli, ha espresso solidarietà a Meloni, Piantedosi, Nordio e Mantovano, «Meloni non è ricattabile. Il lavoro va avanti». Secondo Montaruli, gli italiani sono ben consapevoli della situazione e già dalla parte del presidente del Consiglio, che sarebbe sotto attacco da chi vorrebbe ostacolare il suo impegno di riforma. Dall’altra parte, però, non mancano le voci critiche e la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha puntato il dito sul piano politico. «Le questioni giudiziarie non attengono al nostro lavoro, ma è sul piano politico che insistiamo», ha affermato, chiedendo a Meloni di non «nascondersi dietro ai suoi ministri» e di spiegare chiaramente per quale motivo il governo abbia deciso di rimpatriare un torturatore libico, per il quale la Corte penale internazionale aveva spiccato un mandato di arresto. Le critiche non finiscono qui.

La consigliera regionale Nadia Conticelli ha fatto riferimento alla posizione dell’Associazione Nazionale Magistrati, sottolineando che l’avviso di garanzia è un atto dovuto. Conticelli ha però duramente criticato l’atteggiamento della presidente del Consiglio sui social, definendolo una «deriva populista» che indebolisce le istituzioni democratiche. L’affondo è arrivato con un’accusa pesante: Meloni avrebbe dato «copertura a un criminale della peggior specie», alludendo al caso Almasri. Non è meno critico il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Andrea Russi «La presidente Meloni sembra confusa, non si trattava di un avviso di garanzia, ma di una comunicazione formale di denuncia ricevuta.» di una denuncia ricevuta. Nel campo della Lega, invece, la consigliera comunale Elena Maccanti ha espresso piena solidarietà a Meloni e ai ministri coinvolti, convinta che, come già accaduto con un’inchiesta su Matteo Salvini, anche questo procedimento non porterà a nulla di concreto. «Piena solidarietà al presidente del Consiglio e ai ministri coinvolti», ha dichiarato Maccanti, fermamente convinta che la situazione si risolverà senza conseguenze legali.

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