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IL FATTO
31 Gennaio 2025 - 20:00
Brandine al posto dei materassi in terra. Continua il sovraffollamento al minorile
Il carcere minorile torinese risulta ancora sovraffollato. Il Ferrante Aporti ha infatti al suo interno 46 posti disponibili per altrettanti ristretti: al momento, dentro, sono ospitati 54 ragazzi, 8 in più del numero a piena capienza. «La situazione non è rientrata» commenta dopo una visita Monica Cristina Gallo, la garante comunale delle persone private della libertà. Gallo dà notizia anche di un aumento del numero degli educatori all’interno dell’istituto che ora sono 12. «E tutto il personale che lavora all’interno del penitenziario opera con la massima cura. I problemi del Ferrante Aporti non sono da ricercare nella malagestione: le difficoltà del minorile di Torino sono le stesse degli altri istituti penitenziari per minorenni, quindi non si tratta di problemi locali».
E secondo Monica Gallo, c’è un filo rosso comune che li unisce tutti: «L’entrata in vigore del decreto Caivano ha fatto sì che ci sia stato un aumento del 48%di minori nelle carceri». Pochi giorni prima l’Osapp, sindacato di polizia penitenziaria, aveva denunciato il fatto: diversi detenuti costretti a dormire su materassi in terra. E sempre i sindacati chiedevano al ministro Carlo Nordio di fare luce su un’altra situazione che loro definivano «intollerabile», ovvero un’agente penitenziaria «che incinta si è trovata a lavorare all’interno con cinturone di ordinanza e pistola». A seguire, l’agente è stata spostata dal ruolo operativo e anche per i ragazzi che non avevano un posto letto si è trovata una soluzione.
«All’interno si sono organizzati con delle brandine» spiega Gallo. All’interno del Ferrante Aporti si “sentono” ancora le conseguenze del 1 agosto, quando all’interno del penitenziario scoppiò una vera rivolta. In alcune celle la divisione tra l’area dove dormono i minorenni e il bagno, non c’è. L’edificio non è ancora stato risistemato completamente, dopo quella notte: si stimarono un milione e mezzo di danni. Una sommossa che iniziò di sera, con roghi accesi nella biblioteca da alcuni gruppetti. E da lì, il degenero. Bruciarono faldoni di documenti, spaccarono porte, le finestre in mille pezzi. Anche i bagni non furono risparmiati. Nel salone al piano terra le sedie e i tavoli rotti e messi al centro della stanza sono rimasti impressi a chiunque abbia visto le foto di quella notte. E tra quelli che sono stati indicati come i “capetti”, quelli che hanno istigato tutti gli altri alla rivolta, c’è un sedicenne che è noto alle cronache per un altro motivo: il caso di Mauro Glorioso, lo studente di medicina colpito ai Murazzi del Po da una bicicletta elettrica nel gennaio del 2023. Anche se il giovane negò di aver avuto un ruolo chiave in quella che, ad oggi, è stata la peggior rivolta nella storia del carcere minorile torinese.
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