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Il colloquio

La storia del 70enne rimasto senza dottore: «Un mese solo per le ricette»

Il torinese Raffaele Francesco Corapi racconta la sua disavventura con il medico di famiglia

La storia del 70enne rimasto senza dottore: «Un mese solo per le ricette»

«Io volevo solo farmi prescrivere le analisi di sangue e urine. Ma il mio medico di base è andato in pensione e quello nuovo mi ha dato un appuntamento dopo un mese: ma com’è ridotta la nostra sanità?».

Il 70enne torinese Raffaele Francesco Corapi è un fiume in piena mentre racconta la sua disavventura: «E per fortuna che io sto bene ma, alla mia età, è tutt’altro che scontato». Il punto di partenza della storia, come detto, è il pensionamento del suo storico medico di famiglia: «Non ha neanche avvisato i suoi pazienti: io l’ho scoperto mesi dopo. Così sono andato agli uffici dell’Asl per sceglierne un altro, il più possibile vicino a casa. E mi hanno assegnato una dottoressa a 2 chilometri».

A questo punto cominciano le difficoltà: «Ho scritto una e-mail e non ho ottenuto risposta - ripercorre Corapi, ex dirigente Fiat diventato docente alla Scuola di amministrazione aziendale - Allora ho chiamato al numero fisso e al cellulare dello studio, ricevendo sempre e solo risposte da voci registrate. Al terzo tentativo ho parlato con una signorina gentilissima, cui ho chiesto di farmi prescrivere le analisi: “La dottoressa deve prima visitarla. La prenoto per il 24 febbraio”». Praticamente un mese dopo la telefonata: «L’ho fatto notare alla segretaria, che mi ha risposto: “Vi siete iscritti dalla dottoressa in 1.400 in pochi mesi e non fa in tempo a vedervi tutti”. E infatti a me bastava la ricetta...».

Corapi ha chiuso la conversazione e ha scelto di rendere pubblico quello che gli era successo: «Sono rimasto sconvolto - riflette il torinese - Per forza che poi gli ospedali sono una bolgia, con uomini e donne ammassati tutti insieme e gente ridotta a dormire sulle brandine. È obbligatorio andare lì se il medico di famiglia fa aspettare un mese per una ricetta». Infatti uno dei problemi della sanità italiana è proprio il sovraffollamento degli ospedali, soprattutto d’inverno: «E tutti danno la colpa al governo Meloni, che è in carica da 2 anni. Ma questa situazione affonda in 15-20 anni di governo del Centrosinistra. Ed è anche responsabilità della Regione: tutti hanno disinvestito, il presidente Alberto Cirio è lì da un po’ ed è ora che faccia qualcosa». Per esempio? «Invece di mandare i soldi in Ucraina, si investa sui medici, assumendo e pagandoli di più: è ovvio che sempre meno persone vogliano intraprendere quel percorso lunghissimo, con tante responsabilità e sempre più rischi di essere aggrediti».

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