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SALUTE & PREVENZIONE
19 Febbraio 2025 - 17:15
Immagine di repertorio
Una donna su quattro soffre di dolore pelvico cronico, ma ottenere una diagnosi resta un percorso a ostacoli. Condizioni come vulvodinia, endometriosi, vaginismo e neuropatia del pudendo compromettono profondamente la qualità della vita, rendendo difficili anche le attività quotidiane. Eppure, queste patologie restano poco conosciute e spesso sottovalutate, con conseguenze pesanti per chi ne soffre.
Il dolore delle donne viene ancora troppo spesso minimizzato o attribuito a cause psicologiche, ritardando diagnosi e cure adeguate. La scarsa formazione medica specifica e i pregiudizi culturali creano un senso di isolamento e incomprensione. Non si tratta solo di un problema sanitario, ma anche di riconoscimento e dignità: chi soffre di dolore pelvico cronico ha diritto a essere ascoltata e curata senza dover affrontare anni di frustrazione e cure inefficaci.
A Torino nasce Hale, una clinica digitale ideata da Gaia Salizzoni e Vittoria Brolis, due giovani donne che hanno vissuto sulla propria pelle queste difficoltà. Il loro obiettivo è offrire un modello di assistenza che riduca i tempi di attesa e garantisca un accesso più rapido alle cure. Il percorso prevede una prima fase di raccolta della storia clinica attraverso un questionario digitale, seguita da un consulto online con un ginecologo specializzato. In base alle informazioni raccolte, il medico può prescrivere esami mirati e indirizzare la paziente a una visita in presenza, permettendo così di definire un piano terapeutico personalizzato. Il monitoraggio continuo attraverso il contatto online aiuta a evitare ulteriori ritardi o percorsi inutilmente complessi.
La clinica si avvale della collaborazione di specialisti esperti, tra cui il dottor Luca Bello, esperto in vulvodinia e neuropatia del pudendo, e la dottoressa Francesca Perrone, specializzata in patologie del tratto genitale inferiore e prevenzione oncologica. Il loro lavoro sottolinea l'importanza di un approccio multidisciplinare e di un'attenzione specifica a queste condizioni, troppo spesso trascurate.
Si stima che il 26% delle donne in età fertile conviva con dolori genito-pelvici cronici, ma la consapevolezza sociale su questo tema resta ancora limitata. Negli ultimi anni se ne parla di più, ma il cammino per garantire diagnosi tempestive e cure adeguate è ancora lungo.
Non si può più restare in silenzio. Serve un cambiamento culturale che porti a una maggiore sensibilizzazione e a una formazione più approfondita nel mondo medico. Il dolore pelvico cronico non deve essere un tabù: parlarne, riconoscerlo e affrontarlo con serietà e competenza è il primo passo per garantire a tutte le donne il diritto alla salute e al benessere.
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