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24 Febbraio 2025 - 14:00
L’Europa ci obbliga a ridurre gli sprechi alimentari: dal 2030 scattano nuove regole per limitare il food waste, con un taglio del 30% per famiglie, ristoranti e negozi e del 10% per produttori e trasformatori. L’accordo politico è stato trovato e la normativa avanzerà nei prossimi mesi. Una necessità o una stretta ingiustificata? Ecco cosa cambia e quali saranno le conseguenze.
Ogni anno nell’UE si buttano via 59 milioni di tonnellate di cibo, per un costo di 132 miliardi di euro. Il 54% degli sprechi avviene nelle famiglie, seguite dall’industria alimentare, dalla ristorazione e dalla grande distribuzione. Intanto, 37 milioni di cittadini europei non possono permettersi un pasto completo ogni due giorni. Per rispondere a questa emergenza, la nuova normativa impone una riduzione del food waste basata sui dati del biennio 2021-2023. Ogni stato membro dovrà adottare misure specifiche, tra cui incentivi per le donazioni e sanzioni per gli sprechi eccessivi.
Gli agricoltori sono stati esclusi dalle nuove regole per evitare ripercussioni economiche sul settore. Tuttavia, secondo il WWF, le perdite di cibo nelle aziende agricole ammontano a quasi 90 milioni di tonnellate l’anno. Feedback EU sostiene che l’UE spreca più cibo di quanto ne importi, e l’esclusione della produzione primaria è vista come una decisione politica per non danneggiare gli agricoltori.
La normativa affronta anche il problema del fast fashion, imponendo una tassa ai produttori di abbigliamento per finanziare il riciclo e lo smaltimento dei rifiuti. Gli stati membri potranno modulare l’importo in base alla qualità e alla durata dei capi, penalizzando le piattaforme online che promuovono il consumo compulsivo con strategie di marketing aggressive. Gli ambientalisti hanno accolto positivamente la legge, pur criticandone i limiti. Zero Waste Europe denuncia l’obiettivo del 30% come insufficiente rispetto alla promessa dell’UE di dimezzare gli sprechi entro il 2030. Il World Resources Institute, invece, sottolinea che si tratta del primo obiettivo legalmente vincolante, un passo avanti rispetto ai semplici impegni del passato.
Ora la sfida sarà far rispettare queste regole: riusciranno gli stati membri a tradurre la normativa in misure efficaci?
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