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IL CASO
25 Febbraio 2025 - 14:10
foto di repertorio
L'Associazione degli Studi Giuridici dell'Immigrazione ha presentato un ricorso per l'incostituzionalità della legge regionale del 2024 che impone ai cittadini extracomunitari di dimostrare di svolgere una regolare attività lavorativa, sia subordinata che autonoma, per poter accedere ai bandi per l'assegnazione delle case popolari in Piemonte. La legge, che si richiama al Testo Unico Immigrazione, ha scatenato un acceso dibattito sulle implicazioni sociali e legali di tale requisito. Nel suo ricorso, l'Associazione sostiene che l'introduzione di un requisito legato al reddito per l'accesso agli alloggi pubblici potrebbe discriminare i cittadini extracomunitari, escludendo quelli che, pur desiderando integrarsi, non sono in grado di dimostrare una fonte di reddito regolare. La legge regionale, infatti, si rifà a una norma nazionale che ha l'intento di promuovere l'integrazione dei migranti attraverso il lavoro regolare, ma che, secondo l'Associazione, potrebbe risultare inadeguata di fronte alle difficoltà che molti migranti incontrano nell'inserirsi nel mercato del lavoro.
L'assessore regionale alla Casa, Maurizio Marrone, ha dichiarato che la norma mira a prevenire l'occupazione abusiva degli alloggi da parte di individui coinvolti in attività illegali, come lo spaccio di droga o il traffico di merce rubata, e a favorire l'accesso solo a chi può dimostrare di sostenersi in modo lecito. In una dichiarazione, Marrone ha affermato che l'intervento della Regione mira a contrastare le occupazioni abusive e a proteggere le case popolari da chi ne fa un uso improprio. “Non possiamo permettere che gli alloggi pubblici vengano occupati da chi non è in grado di dimostrare di poter mantenere se stesso e la propria famiglia con mezzi leciti,” ha detto l'assessore, criticando la proposta di allentare i criteri di accesso agli alloggi per gli stranieri.
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