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IL FATTO

Divorziano per non pagare le tasse ma i cuoricini sui social li incastrano

Per far sembrare la separazione legittima, avevano organizzato una vera e propria messa in scena, con tanto di casa presa in affitto dal marito, solo per depistare le indagini fiscali

Divorziano per non pagare le tasse ma i cuoricini sui social li incastrano

foto di repertorio

Avevano finto una separazione davanti al giudice per sfuggire a una pesante cartella esattoriale (700mila euro), ma la loro smania di condividere la vita privata sui social li ha traditi. La vicenda, che ha visto protagonisti una coppia di ex coniugi, si è conclusa con una condanna definitiva a due anni di reclusione per il marito e a un anno e mezzo per la moglie. La Cassazione ha infatti confermato le pene inflitte dalla Corte d’appello di Torino, sancendo la colpevolezza degli ex coniugi per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e per mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice. Tutto è iniziato con la decisione di una coppia di coniugi di simulare una separazione legale al fine di eludere il pagamento delle imposte. In pratica, avevano dichiarato di essersi separati per motivi economici, ma la verità era ben diversa: l’obiettivo era sottrarsi al pagamento di una pesante cartella esattoriale. Per far sembrare la separazione legittima, avevano organizzato una vera e propria messa in scena, con tanto di casa presa in affitto dal marito, solo per depistare le indagini fiscali.

Il piano, però, non ha fatto i conti con la passione dei due per i social network. Nonostante la separazione ufficiale, i due ex coniugi non riuscivano a rinunciare a pubblicare foto e video che mostravano una vita di coppia ancora intatta: viaggi, baci, selfie e commenti romantici. Le prove digitali, condivise su Facebook, sono diventate determinanti per la condanna. La Cassazione ha ritenuto che quelle immagini e quei commenti “sospetti” fossero una prova schiacciante della natura fraudolenta della separazione e del successivo divorzio, confermando che le loro azioni erano finalizzate a ingannare le autorità fiscali. La Corte d’appello di Torino, in prima battuta, aveva già inflitto le pene ai due coniugi nel gennaio del 2023. La decisione della Cassazione, con la sentenza depositata lo scorso 28 febbraio, ha reso definitiva la condanna a due anni di reclusione per il marito e un anno e mezzo per la moglie

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