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Commercio cittadino

Immobili, i negozi meglio delle case. E in periferia rendono ancora di più

A Torino i negozi rendono più che a Roma e Milano ma crollano i valori degli esercizi commerciali nelle aree in cui ci sono problemi di degrado

Immobili, i negozi meglio delle case. E in periferia rendono ancora di più

Il commercio giova anche al mercato immobiliare. Lo dimostra la forte crescita di compravendite e di rendimenti dai locali commerciali registrata nell’anno appena trascorso, parola della Federazione Italiana Mediatori Agenti D’Affari (Fimaa)

Si parla spesso, e a buon diritto, dei vantaggi legati alla presenza di una sana rete di negozi di prossimità - e non - nei quartieri cittadini, in primis in termini di servizi forniti. Meno del giovamento che questo porta alla rete del mercato immobiliareE a Torino nel 2024 la crescita delle compravendite di negozi (pari al +28,6% nell’ultimo trimestre) ha determinato l’acquisto complessivo di 1.286 negozi, per oltre 100mila mq di superficie, con ripercussioni virtuose sul tessuto sociale, oltre che economico, circostante.

Un locale commerciale, infatti, rende oggi in media il 6% annuo lordo - rispetto a circa il 4,5% circa di uno ad uso abitativo - mentre i rendimenti possono arrivare a quasi il doppio (fino a 9 o 10%) nelle periferie, in cui, però, il rischio di locale sfitto o morosità è più alto. «Quindi chi acquista lo fa solo se ha un rendimento tra il 9 ed il 10% garantito», spiega il presidente di Fimaa Torino Franco Dall’Aglio

«Entrambi i rendimenti sono superiori di almeno il 30% rispetto a quelli di un appartamento a conferma del fatto che investire in locali commerciali genera profitto. Torino, inoltre, offre margini di rendita più alti rispetto a città come Milano e Roma (il che in parte è dovuto al fatto che il prezzo iniziale è più basso, nda)», ha proseguito Dall’Aglio, commentando i dati del borsino immobiliare 2024 presentati stamattina insieme ad Ascom. 

La vivacità del tessuto commerciale, così, fa crescere il valore delle abitazioni della zona di cui fanno parte. Al contrario, aree con negozi chiusi da tempo, che generano degrado ed in cui possono crearsi ripari di fortuna da parte di persone senza fissa dimora - come nel caso di via Sacchi e via Viotti - vedono il proprio valore immobiliare crollare con uffici ed abitazioni che valgono il 40% in meno rispetto a quando i negozi erano attivi.

«Una via senza negozi è una via meno sicura. Come possiamo pensare ad avere una città turistica senza? E' necessario un sostegno con politiche per il commercio serie e lungimiranti», ha infatti aggiunto la presidente di Ascom Confcommercio Torino Maria Luisa Coppa

Se il quadro complessivo, così, mostra un andamento molto positivo dell’acquisto di locali commerciali, meno lo è il fatto che «circa il 50% - come spiega Dall’Aglio - cambi poi destinazione d’uso, generando un cortocircuito, che può portare al declassamento dell’intera area», sostiene. «L’occasione per dare una risposta concreta è il nuovo Piano Regolatore, ne parliamo da un anno con il Comune a cui abbiamo chiesto di prestare estrema attenzione al tema», conclude Coppa.

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