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Cinema e storia

Lady Oscar, ecco la vera storia del Conte de Jarjayes che passa per Torino

Il film remake dell'iconica serie arriverà su Netflix il 30 aprile, ma pochi sanno che le vicende della famiglia Jarjayes attraversano anche il territorio sabaudo

Lady Oscar, ecco la vera storia del Conte de Jarjayes che passa per Torino

Ci siamo. Il 30 aprile il tanto atteso film "Le rose di Versailles - Lady Oscar", remake dell'iconica serie targato Studio MAPPA per la regia di Ai Yoshimura e le musiche di Hiroyuki Sawano sbarcherà in Italia sulla piattaforma di streaming Netflix.

La storia capolavoro di Riyoko Ikeda è una delle opere più famose al mondo del genere shojo che ha unito generazioni di lettori e spettatori con il racconto della vita della bella e coraggiosa Oscar François de Jarjayes nell'epoca tumultuosa che ha portato alla Rivoluzione francese.

Quello che molti ignorano, però, è che il padre di Oscar, il generale Reynier de Jarjayes, non è solo un personaggio inventato per dare corpo al dramma personale della protagonista: è ispirato a una figura realmente esistita, un militare che ha vissuto in prima linea gli sconvolgimenti della Rivoluzione, protagonista di missioni segrete e legami internazionali. E tra i luoghi chiave della sua vicenda spicca Torino, dove il vero Jarjayes arrivò più volte con incarichi tanto delicati quanto pericolosi.

Nel manga e nell'anime, Reynier de Jarjayes è un uomo ossessionato dalla continuità della tradizione militare familiare. Dopo aver avuto cinque figlie femmine, decide che la sesta – Oscar – sarà educata come un maschio e destinata a comandare le guardie della regina Maria Antonietta. È un padre rigido, devoto alla monarchia e alle gerarchie, ma con il tempo si scopre fragile, quasi pentito: quando tenta di “riparare” alla scelta organizzando un matrimonio di convenienza per Oscar, si scontra con la volontà della figlia, ormai donna e soldatessa consapevole della propria identità. Il punto di rottura arriva quando Oscar rinuncia al suo incarico a Versailles per assumere il comando del reggimento delle Guardie francesi a Parigi, simbolo della sua autonomia e della sua distanza definitiva dalle aspettative paterne.

La realtà storica non è meno affascinante della fiction. François Augustin Reynier, cavaliere e poi conte de Jarjayes, nacque a Upaix nel 1745 e si distinse sin da giovane per la sua abilità militare e diplomatica. Dopo un matrimonio con la nipote di un generale, che lo introdusse nei circoli più influenti dell’esercito, rimase vedovo e si risposò con Louise Marguerite Émilie Henriette Quetpée de Laborde, una delle dodici damigelle d’onore della regina Maria Antonietta. Fu proprio questo legame stretto con la corte che lo rese uno degli uomini più fidati della famiglia reale nei momenti più bui.

Nel 1789, quando la rivoluzione iniziò a spazzare via l’Ancien Régime, Jarjayes venne incaricato di una missione segreta che lo condusse a Torino, presso il conte d’Artois (futuro Carlo X). Scopo della missione era monitorare e contenere gli intrighi dei nobili fuggiti dalla Francia, molti dei quali si trovavano in Piemonte, intenti a organizzare eserciti realisti per tentare di rientrare in patria con la forza. Jarjayes aveva il compito di vigilare sulle mosse del Principe di Condé, uno dei leader della contro-rivoluzione, e soprattutto di studiare le possibilità di una fuga della famiglia reale da Parigi, che avrebbe potuto concretizzarsi proprio attraverso i confini sabaudi.

Luigi Giuseppe di Borbone-Condé

Per la monarchia in crisi, il Piemonte non era solo un rifugio simbolico: era l’ultima possibilità di salvezza. A Torino, Jarjayes si presentò più volte come intermediario, portando con sé lettere sigillate, oggetti personali di Luigi XVI e persino l’anello con sigillo reale e la fede nuziale del re, da consegnare al conte d’Artois e ad altri membri della casa reale in esilio. Le sue missioni non si limitavano alla diplomazia: aveva l’incarico esplicito di coordinare piani per far fuggire Maria Antonietta e i suoi figli, coinvolgendo nobili piemontesi e ufficiali dell’esercito sabaudo.

Nel 1793, dopo la morte del re, Jarjayes tornò di nuovo a Torino per affidare al re del Regno di Sardegna, Vittorio Amedeo III, una serie di oggetti e lettere personali di Maria Antonietta, destinati alla famiglia reale in esilio a Hamm, in Germania. Come segno di riconoscenza, il sovrano sabaudo lo nominò aiutante di campo dell’Armata sarda, coinvolgendolo direttamente nella guerra contro le truppe rivoluzionarie francesi. Non era più solo un emissario della monarchia morente: era un ufficiale in piena regola dell’esercito del Piemonte, un suddito che portava le armi contro l’invasore della fede e dell’ordine.

Jarjayes prese parte anche alla fallita "cospirazione del garofano", l’ultimo disperato tentativo di liberare la regina dalla Conciergerie. Tutto andò in fumo, ancora una volta. Dopo la morte della sovrana, il generale si ritirò dalla scena, ma non scomparve. Tornato in Francia dopo l’invasione napoleonica del Piemonte, si trovò in condizioni economiche difficili e accettò un incarico presso il Ministero delle Finanze come vicepresidente della compagnia delle Salines de l'Est. Solo sotto la Restaurazione, Luigi XVIII lo riabilitò, conferendogli il titolo di tenente generale. Morì l’11 settembre 1822 nella sua casa di campagna a Fontenay-aux-Roses, vicino a Parigi.

Casa di campagna a Fontenay-aux-Roses

Lady Oscar, con il suo spirito ribelle, la divisa da ufficiale e il cuore diviso tra dovere e passione, è figlia anche della storia vera di François-Augustin Reynier de Jarjayes. Riyoko Ikeda ha attinto liberamente dalla realtà, trasformando il generale fedele alla monarchia in un padre tormentato e simbolico, specchio di un’epoca in frantumi.

E così, tra i fasti di Versailles, le barricate parigine e i saloni della nobiltà piemontese, il destino del vero Jarjayes e quello della sua controparte immaginaria si intrecciano, rivelando che a volte la Storia, anche se dimenticata, sa essere ancora più affascinante di qualsiasi fiction. Soprattutto quando passa per Torino.

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