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IL FATTO

Naufragio di Pylos, arrestati 3 pakistani responsabili: uno viveva Torino

Morirono 80 persone: 600 furono i dispersi, tra loro un centinaio di bambini

Naufragio di Pylos, arrestati 3 pakistani responsabili: uno viveva Torino

Tre cittadini pakistani sono stati arrestati in Italia in esecuzione di un provvedimento dell’autorità giudiziaria pakistana, emesso per fini estradizionali. Gli arresti sono avvenuti a seguito di un’operazione congiunta della Polizia di Stato e del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo e le Squadre Mobili delle questure di Torino, Catanzaro e Brescia. Uno di loro è stato individuato, infatti, proprio nella provincia di Torino.

I tre uomini sono indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nell’ambito di un'inchiesta che ha evidenziato un presunto traffico di migranti dal Pakistan all’Europa, attraverso la Libia e la rotta del Mediterraneo centrale. I provvedimenti restrittivi sono stati convalidati dalle Corti d’Appello competenti, con il coordinamento delle rispettive Procure Generali. Secondo quanto emerso dalle indagini, il gruppo criminale sarebbe responsabile dell’organizzazione di viaggi clandestini verso l’Unione Europea, in particolare con sbarchi sulle coste italiane e greche. Gli inquirenti ipotizzano anche il collegamento del sodalizio a due tragici episodi di naufragio.

Il primo risalirebbe a febbraio 2023, quando un’imbarcazione in ferro, priva di dispositivi di sicurezza, si è capovolta al largo delle coste libiche a causa del maltempo. Il secondo naufragio si sarebbe verificato nel giugno 2023 al largo di Pylos, in Grecia, provocando la morte di 80 persone: è il naufragio più letale degli ultimi decenni. Sopravvivono 104 persone, 600 circa sono i dispersi in mare: tra loro, 100 bambini che "viaggiavano" in stiva. Entrambi i drammi sono riconducibili al gruppo criminale oggetto dell'indagine. Oltre al favoreggiamento dell’immigrazione illegale, le autorità investigano anche sulla presunta attività di procacciamento illecito di visti lavorativi per cittadini pakistani privi dei requisiti richiesti dal cosiddetto “decreto flussi”. I tre, adesso, rischiano l'estradizione.

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