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LA PROTESTA

Stellantis, nuovi esuberi: il Made in Italy si costruisce altrove

I sindacati chiedono un confronto urgente a Palazzo Chigi sulla crisi dell’automotive

Stellantis, nuovi esuberi: il Made in Italy si costruisce altrove

Oltre 1.000 nuovi esuberi colpiscono gli stabilimenti del gruppo automobilistico nel nostro Paese, mentre il tanto sbandierato “Piano Italia” si rivela, nei fatti, un insieme di promesse non mantenute. Dichiarazioni che arrivano dalla Fiom-Cgil, che parla apertamente di un disimpegno inesorabile da parte dell’azienda e di un silenzio assordante da parte del governo. Le ultime settimane hanno visto un’escalation nelle comunicazioni ufficiali dell’azienda ai sindacati: dopo le 50 uscite incentivate a Pratola Serra e le 300 a Pomigliano d’Arco, si aggiungono ora altri 200 lavoratori in uscita a Termoli e ben 500 a Melfi.

Secondo Samuele Lodi, segretario nazionale della Fiom-Cgil, e Maurizio Oreggia, coordinatore nazionale del settore automotive per la sigla sindacale, “quello che Stellantis ha presentato a dicembre come un piano industriale altro non è che una sequenza di annunci privi di sostanza. Gli investimenti promessi non si vedono, i nuovi modelli tardano ad arrivare e gli stabilimenti italiani si svuotano”. Dal 2015, ricorda la Fiom, si sono già persi oltre 16.000 posti di lavoro, un’emorragia industriale che non accenna a fermarsi. E il caso della gigafactory di Termoli è emblematico: nessun passo avanti concreto, nessuna garanzia per il futuro.

La Fiom chiede l’apertura immediata di un tavolo di confronto a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio. “Non si può continuare a ignorare questa realtà – affermano Lodi e Oreggia – siamo di fronte a una vera e propria emergenza nazionale. Se non si interviene ora, rischiamo di perdere completamente il comparto automotive italiano, con ricadute devastanti anche per l’indotto della componentistica”.

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