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Rayan morto a febbraio nel Po, il corpo è rimasto senza nome per tre mesi

Emergono nuovi dettagli sulla vicenda di Rayan Mdallel, il 15enne scomparso nel nulla a gennaio Mondragone e ritrovato privo di vita a Torino

Rayan morto a febbraio nel Po, il corpo è rimasto senza nome per tre mesi

Rayan morto a febbraio nel Po, il corpo è rimasto senza nome per tre mesi

Era dal 19 febbraio che il corpo privo di vita di Rayan Mdallel, 15 anni, giaceva in una celletta dell'obitorio. Un cadavere senza nome, mai riconosciuto da nessuno fino a oggi, quando il Dna ha svelato che si trattava del ragazzino scomparso nel nulla il 30 gennaio a Mondragone, in provincia di Caserta. In quel gelido giorno d'inverno, il corpo era stato ripescato nel Po, a Torino ma, privo di documenti o altri segni riconoscibili, era rimasto sconosciuto.

Come ha percorso Rayan gli 850 chilometri che distanziano casa sua dal fiume in cui ha trovato la morte? Per quale motivo è venuto fino a Torino? E perché è finito nel Po? Domande cui gli investigatori, ora che quel corpo ha finalmente un nome, cercheranno di dare una risposta, anche se non è detto che una vera risposta ci sia.

Quel 19 febbraio era stato un passante, intorno alle 11.30, ad avvistare qualcosa nel fiume mentre camminava sul ponte Vittorio Emanuele I, quello che collega corso Casale a lungo Po Antonelli (all’altezza della Gran Madre e di piazza Vittorio Veneto). Aveva chiamato subito il 112 e, nel giro di pochi minuti, erano arrivate le squadre dei vigili del fuoco. Che, dopo essersi calati nel Po, avevano recuperato il cadavere. Evidentemente non in buono stato, visto che il medico aveva erroneamente indicato i 30 anni come età probabile della vittima. Il corpo non presentava ferite o segni compatibili con una morte violenta. Ma non aveva neanche elementi utili al suo riconoscimento: tatuaggi, cicatrici o altro.

Le verifiche sulle denunce di scomparsa in zona non avevano dato frutti, e ora sappiamo il motivo, così come il tentativo di identificarlo attraverso le impronte digitali. Le indagini sono quindi state affidate al più lento sistema del Dna, che ha dato i suoi frutti solo quando quello della giovane vittima è stato comparato con quello della mamma di un ragazzino scomparso in Campania: Rayan Mdallel.

Cade quindi anche l'ipotesi che il giovane avesse raggiunto Roma, nata dopo un avvistamento segnalato un mese fa alla famiglia. Rayan, in quel momento, era già steso su un lettino dell'obitorio da due mesi. 

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