Uno studente che si poteva definire un “modello”, che frequentava con profitto la scuola, nello specifico la seconda liceo classico di Mondragone. Eppure Rayan Mdallel, il ragazzino di 15 anni scomparso dalla Campania il 30 gennaio scorso, ritrovato nel Po a Torino il 19 febbraio e identificato solo l’altro ieri, una prima fuga l’aveva già tentata. Era infatti scappato da casa ed era stato ritrovato poco distante dalla Campania. In Puglia. Sano e salvo quella prima volta, non purtroppo nella seconda circostanza quando il suo giovane corpo è stato ripescato nel fiume vicino al ponte Regina Margherita, nel capoluogo piemontese.
Tuttavia, dalla sua scomparsa al ritrovamento nel fiume Po sotto la Mole c’è un periodo “buio”: venti giorni, dunque non pochi. Mondragone dista da Torino 830 chilometri, ci vogliono quasi sei ore per andarci in treno. Il mezzo che Rayan ha con ogni probabilità utilizzato, magari salendoci con la bici. Ma come ha viaggiato fino a Torino, da solo o in compagnia di qualcuno? E perché il suo corpo è finito nel Po? Domande a cui dovrà essere data una risposta, anche perché sul corpo del 15enne non c’erano segni di violenza. Si fa quindi sempre più strada l’ipotesi del gesto volontario, dunque del suicidio.
Come detto, Rayan frequentava con buon profitto la seconda classe del classico di Mondragone, ma in famiglia le cose andavano male: il 15enne soffriva infatti per la separazione dei genitori, ed era anche seguito dai servizi sociali del Comune. In tanti, dopo la sua scomparsa, il 30 gennaio, speravano che il ragazzino stesse bene e tornasse a casa, dopo essere scomparso da tre mesi e mezzo. Durante questo periodo di ricerche, Rayan sarebbe stato avvistato da una donna a Roma, nella zona di Rebibbia, proprio con la bicicletta nera con cui si era dato alla fuga da Mondragone. Questo particolare aveva alimentato le speranze, purtroppo infruttuose, di poterlo trovare sano e salvo e di riabbracciarlo a casa. Ma Rayan Mdallel era già morto quando è stata fatta la segnalazione nella Capitale.
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