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Lavoro & crisi

Guinness lascia Torino: a rischio 110 posti di lavoro tra trasferimenti e incertezze

Diageo sposta il suo centro operativo nel capoluogo lombardo, mentre il sindacato sollecita un intervento urgente delle istituzioni locali.

Guinness lascia Torino: a rischio 110 posti di lavoro tra trasferimenti e incertezze

Torino si vede togliere un altro importante pezzo della sua industria, questa volta si tratta di un nome di fama internazionale: la birra Guinness. La filiale italiana della multinazionale britannica Diageo ha deciso di chiudere il suo storico ufficio in via Lugaro 15, nel centro della città piemontese. Entro la fine dell’anno, i 110 dipendenti della sede torinese dovranno scegliere se trasferirsi a Milano o trovare altre soluzioni. La nuova sede sorgerà in viale Luigi Sturzo, a pochi passi da Porta Garibaldi.

Il trasferimento coinvolge 65 addetti alle vendite e 45 impiegati amministrativi, molti dei quali con famiglia. Secondo Lara Calvani, rappresentante della Cgil, nel primo incontro dell’8 maggio l’azienda aveva annunciato nuovi investimenti, ma è subito emerso che tali risorse non sarebbero state destinate al Piemonte. Calvani ha sottolineato come questa situazione rappresenti una grave perdita per i lavoratori, molti dei quali hanno un’età media elevata e competenze non facilmente sostituibili. Ha inoltre spiegato che non tutti i dipendenti saranno disposti o in grado di trasferirsi a Milano, nemmeno con la possibilità dello smartworking. Al momento, ha aggiunto, l’azienda non ha proposto alternative, ma le trattative sono ancora all’inizio.

Questa decisione non è una novità assoluta: Diageo aveva già ceduto tempo fa lo stabilimento produttivo di Santa Vittoria d’Alba alla NewPrinces, gruppo internazionale del settore agroalimentare che ha rilanciato l’attività. Tuttavia, la chiusura dell’ufficio torinese rappresenta una perdita ancora più significativa, poiché comporta la fine di una presenza commerciale e amministrativa storica e ben radicata nel territorio.

L’azienda ha motivato la scelta sostenendo che Milano rappresenti ora il fulcro del business italiano. Tuttavia, il sindacato non condivide questa interpretazione: Lara Calvani ha ribadito che si tratta di un’operazione che grava soprattutto sulle spalle dei lavoratori. Ha inoltre evidenziato come Torino continui a perdere aziende di rilievo e che, a causa di ciò, anche molte piccole realtà locali siano ora a rischio. Secondo Calvani, è fondamentale che le istituzioni intervengano per evitare un ulteriore indebolimento del tessuto economico della città. Intanto, il prossimo incontro tra sindacati e azienda è previsto per il 5 giugno, ma il futuro dei dipendenti resta ancora incerto.

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