Cerca

il fatto

Mafie straniere, ecco chi comanda a Torino e in Piemonte

Albanesi, romeni, cinesi e nigeriani. Quali sono le principali organizzazioni criminali sotto la Mole

Un arsenale di armi sequestrato dalla Squadra mobile della polizia

Un arsenale di armi sequestrato dalla Squadra mobile della polizia

Albania, Romania, Nigeria e Cina. Tra le mafie straniere che si contendono il potere in Piemonte, la parte del leone la fanno gli esponenti provenienti da queste quattro nazioni. In seconda battuta troviamo i nordafricani, principali membri delle baby-gang. Quindi, rom e sinti. Mentre non è elevata la presenza di sudamericani e infatti la mega-rissa scoppiata a Barriera di Milano mercoledì sera, e che ha portato a 11 arresti da parte della polizia, rappresenta quasi un unicum nel panorama del crimine torinese e piemontese per quanto riguarda i fatti di cronaca che coinvolgono gli stranieri.

Dunque primeggiano gli albanesi, vuoi per la vicinanza geografica all’Italia, vuoi per la capacità di operare «in sinergia con organizzazioni di altre matrici, in special modo la ‘ndrangheta», come recita l’ultima relazione della Dia (la Direzione investigativa antimafia) presentata al Ministero dell’Interno e al Parlamento. Relazione che sottolinea come gli albanesi collaborino con i calabresi in tre settori principali: «Narcotraffico, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e reati predatori».

La droga, appunto, è al primo posto per gli albanesi e solo pochi giorni fa la Cassazione ha respinto i ricorsi e confermato la condanna a cinque anni di carcere (più una multa di 24mila euro) inflitta in appello a Torino per uno dei principali narcotrafficanti che operava sotto la Mole: Ersido Shkurti, 31 anni, coinvolto nell’operazione “Magma 2” della Finanza che aveva portato a numerosi arresti e svelato un asse Sudamerica-Calabria-Albania-Piemonte per il narcotraffico internazionale. Dopo gli albanesi, in Piemonte operano i romeni, che si esprimono «sia sotto forma di microcriminalità riferibile a singoli soggetti specializzati in reati predatori, sia per mezzo di più complesse organizzazioni criminali. Ad una di queste, proprio nel Torinese, nel recente passato è stato contestato per la prima volta in Italia il reato di associazione di tipo mafioso», recita ancora la relazione Dia. E il riferimento è all’operazione “Danubio blu-Brigada” della polizia nel 2013.

La mappa del crimine prosegue con la Nigeria, i cui esponenti sono specializzati in spaccio di stupefacenti e in reati predatori. A Torino e in Piemonte i nigeriani riproducono le “secret cult” (che mischiano crimine e rituali per evocare poteri sovrannaturali da cui essere guidati e protetti) nate nella madrepatria e si contendono il controllo del traffico di droga con i senegalesi.

Per quanto riguarda i cinesi, la Dia parla di «consolidati interessi nel settore della contraffazione dei marchi e del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nel cui ambito si annovera lo sfruttamento lavorativo e della prostituzione di connazionali». Sinti e rom, invece, si dedicano prevalentemente a commettere reati predatori, ma le ultime investigazioni «hanno dato contezza circa una loro funzione sussidiaria alla criminalità organizzata calabrese, a favore della quale si occuperebbero dell’approvvigionamento e della custodia di armi da fuoco e dello spaccio di stupefacenti». In sostanza, sinti e rom acquisiscono e custodiscono pistole e fucili per la ‘ndrangheta. Molti di loro vivono a Torino nord, specie nei quartieri Barriera di Milano, Regio Parco e Falchera ed è di appena tre mesi fa la faida scoppiata tra famiglie rom che ha portato ad arresti, risse ed inseguimenti per diversi giorni in periferia.

Periferia dove ci sono anche la baby-gang nordafricane ed emblematici sono stati gli ultimi episodi con gli spari di Natale e Capodanno in corso Giulio Cesare, che hanno portato ad invocare il “modello Caivano” per Torino. Tornando alle mafie sudamericane “trapiantate” nel capoluogo, l’ultima operazione degna di nota è stata fatta in parallelo dalle forze dell’ordine di Italia e Brasile per eseguire, a dicembre scorso, 23 arresti (5 in Italia e 18 in Brasile) smantellando un’organizzazione criminale dedita al traffico di droga.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.