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Il caso
03 Giugno 2025 - 08:24
Una 20enne domenica scorsa, una 19enne sabato. Entrambe morte dopo essersi lanciate dalla finestra di casa, in preda alla depressione. E subito scatta l’allarme per i suicidi fra i giovanissimi: «La nostra è un’epoca caratterizzata da ansia da prestazione, che i ragazzi sentono molto - fa notare lo psichiatra Vincenzo Villari, fino a un mese fa direttore del dipartimento di Neuroscienze e Salute mentale della Città della Salute di Torino -. Sono bombardati di stimoli e fanno fatica a trovare una traiettoria, anche a causa dello stress provocato dalla “iper connessione”».
Sono gli stessi dipartimenti di Salute mentale a lanciare l’allarme: il recente calcolo di Motore Sanità parla di 850mila piemontesi presi in carico e il 25% della popolazione affetta da disturbi. Fra questi rientra la depressione, che sarebbe alla base degli ultimi due suicidi avvenuti in città: domenica scorsa una 20enne si è buttata dalla finestra al terzo piano di un palazzo di via Palmieri, a due passi dal Palazzo di giustizia; sabato ha fatto lo stesso un 19enne, morta all’angolo fra via Cherubini e corso Giulio Cesare, in Barriera di Milano. Ma sarebbero solo i due casi più eclatanti e recenti, visto che le forze dell’ordine parlano di interventi quotidiani per gesti anticonservativi (tentati o riusciti). E sono in aumento i casi fra i giovani, che decidono di farla finita con le motivazioni più svariate: dai brutti voti alle delusioni d’amore.
«Il numero dei suicidi in Italia è stabile, con uno dei valori più bassi del mondo occidentale, ma il Piemonte ha numeri superiori alla media nazionale - continua Villari - Gli ultimi dati parlano di 4mila casi all’anno, di cui circa 400 nella nostra regione». Di cui ora si parla più che in passato: «Una volta si evitava l’argomento, ora i social e una diffusione meno controllata delle notizie costringono a raccontare il fenomeno. Ma non sappiamo se sia la realtà o una sua rappresentazione: di certo questi fatti circolano di più. Così come c’è una maggiore sofferenza: negli ultimi tempi c’è stato un aumento dei disturbi depressivi e dei disturbi d’ansia, anche nei minori». Come si combattono? «Parlarne non è un male, a patto di non lasciare sole le persone fragili. Tra cui i ragazzi: i genitori non diano per scontato che al loro figlio non capiterà qualcosa del genere. Anzi, stiano attenti ai segnali di instabilità che in adolescenti possono essere improvvisi. Non si chiudano per vergogna ma si confrontino con gli esperti, che siano professionisti o insegnanti».
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