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Biodiversità
05 Giugno 2025 - 13:15
Il Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf) ha recentemente annunciato l'inclusione di 95 nuovi alberi monumentali nel registro nazionale. Un riconoscimento che non solo celebra la bellezza e la maestosità di questi giganti verdi, ma sottolinea anche l'importanza della loro tutela per le generazioni future.
Gli alberi monumentali rappresentano un legame tangibile con il passato, testimoni silenziosi di eventi storici e custodi di biodiversità. Ma cosa rende un albero "monumentale"? Non si tratta solo di dimensioni straordinarie o di età veneranda. Questi alberi sono scelti per il loro valore storico, culturale e paesaggistico, e spesso sono associati a leggende locali o a eventi significativi. Ogni regione italiana vanta esemplari unici, che raccontano storie di comunità e territori.
Il processo di selezione degli alberi monumentali è rigoroso e dettagliato. Il Masaf valuta diversi criteri, tra cui l'età, le dimensioni, la rarità botanica e il contesto paesaggistico. Ma oltre a questi aspetti tecnici, c'è un elemento emotivo e culturale che non può essere ignorato. Questi alberi sono spesso al centro di racconti popolari e tradizioni locali, e la loro protezione diventa una questione di identità e orgoglio comunitario.
La protezione degli alberi monumentali non è solo una questione estetica o culturale. Questi giganti verdi svolgono un ruolo cruciale nell'ecosistema, contribuendo alla biodiversità, migliorando la qualità dell'aria e offrendo habitat per numerose specie. In un'epoca di cambiamenti climatici e perdita di biodiversità, la loro tutela diventa ancora più urgente. Il riconoscimento ufficiale da parte del Masaf è un passo importante, ma è fondamentale che venga accompagnato da misure concrete di conservazione e gestione.
Tra le nuove gemme verdi del Piemonte, due alberi si distinguono per bellezza, rarità e valore ambientale. Il primo è un suggestivo doppio filare di 163 robinie nel Comune di Castelnuovo Don Bosco, in provincia di Asti: un viale vegetale lungo quasi mezzo chilometro che rappresenta un caso quasi unico in Italia per sviluppo, integrità e impatto paesaggistico.
Il secondo è un maestoso noce del Caucaso situato a Campiglione Fenile, nel Torinese: alto 26 metri, con una circonferenza di 195 cm, si distingue per un grande ramo che si abbassa quasi fino al suolo, come a voler accarezzare la terra davanti a una storica villa che lo custodisce. Un guardiano silenzioso della memoria del luogo.
L’elenco nazionale include esemplari dalle caratteristiche eccezionali: come l’abete bianco di Paularo, in provincia di Udine, che con i suoi 53,3 metri d’altezza è l’albero autoctono più alto d’Italia. Oppure l’ippocastano del convento dei frati cappuccini di Prepotto, sempre in Friuli Venezia Giulia, che si stima abbia oltre 150 anni di vita.
Le specie più rappresentate nella lista sono la roverella, con 616 esemplari, e il faggio, con 251 alberi censiti. Le Regioni più ricche di alberi monumentali sono il Friuli Venezia Giulia (543), la Lombardia (431) e la Sardegna (426), mentre tra i Comuni svettano Napoli (53), Caserta (51) e Trieste, insieme a Priverno, con 48 alberi ciascuno.
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