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La guerra degli Agnelli
10 Novembre 2025 - 19:50
I quadri di Gianni Agnelli nella casa romana? Sempre stati lì, compreso il Balthus e, in certi momenti, anche il Monet. Poi sono spariti, poco prima della morte di Marella Agnelli. Portati via? "Sono stati staccati". E non si potrà neppure chiamare in causa i fantasmi che si dice infestino l'appartamento romano che fu di Gianni Agnelli.
A ricostruire questo passaggio, in Tribunale a Torino quest'oggi, è stato Vincenzo Cossari, maggiordomo di Donna Marella Agnelli nella casa romana di viale XXIV Maggio, ossia fronte Quirinale (anzi, sopra: gli appartamenti degli Agnelli sono più elevati), a Palazzo Mengarini Albertini Carandini. La sua testimonianza è avvenuta nell'ambito della causa civile che vede contrapposti, ovviamente, Margherita Agnelli e il figlio John Elkann sui temi dell'eredità della nonna Marella, ma di conseguenza quote e divisioni della società semplice Dicembre, cuore dell'impero.
L'udienza odierna di fronte alla giudice Nicoletta Aloj, in compenso, verteva su alcuni dipinti dell'Avvocato. Che avrebbero fatto parte degli arredi degli immobili passati a Margherita Agnelli, da Villa Frescot alla casa romana a Villar Perosa. Alla morte della madre, che ne conservava l'usufrutto, la figlia di Gianni Agnelli però non ha più trovato alcuni capolavori della collezione paterna.
In tutto, tredici opere di cui si è trovata traccia. Tre, però, conservati in un caveau di Stellantis al Lingotto, si sono rivelati falsi d'autore: si tratta di "La scala degli addii" di Giacomo Balla, "Mistero e malinconia di una strada" di Giorgio De Chirico, e un Monet, "Glaçons, effet blanc" che era a Villa Frescot. A Roma, c'erano "Nudo di profilo" di Balthus, e "Study for a Pope III" e "Study for a Pope IV" di Francis Bacon, "The cardinal numbers" di Robert Indiana, "A composition on paper» di Georges Mathieu, due opere di Pablo Picasso - "Series of minitaur 4 engravings signed" e "Torse de femme" - e "A street in Algeris" di John Singer Sargent. Dove sono finiti?

Il maggiordomo prima ha detto "Ma la sapete dai giornali questa storia". Poi ha spiegato che la segretaria di Elkann, Paola Montaldo "ordinò" a lui e allo storico maggiordomo Stuart Thornton (lui, fra Villa Frescot e Saint Moritz) di "preparare un elenco di tutte le opere d'arte" e altri beni presenti nelle abitazioni. Poi "i quadri furono staccati" ha detto Cossari. Quando? "Poco prima della morte di Donna Marella". Da chi? A questo non sa dare risposta.
Quanto all'elenco, è lo stesso in possesso della Procura della Repubblica di Torino, che l'ha acquisito nell'ambito dell'inchiesta penale. Elenco che però, nonostante indichi anche alcune destinazioni (il Monet risulta dato a Lapo, il "Batman" di Warhol a John) non è risolutivo. La tesi di Margherita, inoltre, è che i dipinti erano parte degli arredi delle dimore, dunque suoi.
Al maggiordomo è stato anche chiesto di testimoniare sulla presenza in Italia di Donna Marella. Il cuore della causa di Margherita, infatti, è dimostrare che la residenza della madre in Svizzera - che le consentì di disporre il suo testamento e altre donazioni ai nipoti secondo il diritto elvetico, quindi escludendo Margherita, anziché quello italiano - era fittizia, passando molto tempo in Italia. Il maggiordomo ha confermato che sì, Marella passava del tempo in Italia, proprio lì a Roma: "Non ci viveva, ma ci veniva". Tranne negli ultimi tempi, quando - secondo sempre la ricostruzione di Margherita e dell'accusa -, ormai molto malata, si sottoponeva a cure principalmente a Torino. Mentre lo chalet svizzero di Leunen rimaneva vuoto.
E se in quei mesi i quadri sono spariti, non è che a qualcuno può venire in mente di chiedere a quei fantasmi che starebbero nel sontuoso appartamento e di cui vi abbiamo raccontato la storia? Stay tuned, la battaglia per l'Eredità Agnelli continua e ve la racconteremo.
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