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La polemica
13 Giugno 2025 - 07:00
Sono passati due anni e mezzo dalla sera in cui una bici elettrica da 23 chili venne scaraventata giù dai Murazzi del lungo Po, praticamente all’altezza di piazza Vittorio Veneto, colpendo in pieno Mauro Glorioso, giovane studente palermitano, a Torino per studiare Medicina, in attesa con i suoi amici di entrare nel club “The Beach”. Da allora la sua vita è totalmente cambiata e il ragazzo - costretto a sospendere gli studi per curarsi - è rimasto tetraplegico. Ai Murazzi, invece, non è cambiato nulla. E dopo quel caso, anche se è sicuramente quello che più ha scosso l’opinione pubblica - specie dopo le condanne in via definitiva emesse nei confronti dei tre minorenni autori del reato -, ce ne sono stati altri. Da quella sera del 20 gennaio 2023, di potenziali “tentati omicidi” - come ha definito la Cassazione l’episodio nei confronti di Glorioso - ce ne sono stati almeno altri due. Le forze dell’ordine, infatti, hanno intercettato altri due casi di “lancio di oggetti” dai Murazzi - anche se questa volta sul lato destro, guardando la Gran Madre. La prima volta si è trattato di nuovo di una bici elettrica lanciata sul tendone del locale Capodoglio, lo scorso 27 marzo, mentre la seconda di una bottiglia, appena un mese dopo, il 26 aprile.
Episodi che preoccupano perché nell’area, tra le coppie che passeggiano, i runner che sfrecciano, e i ragazzi in giro a divertirsi, di gente ce n’è davvero tanta. «Con l’estate ormai alle porte la prospettiva è di 20-30.000 giovani che frequenteranno quell’area. La risposta dell’assessore alla nostra interpellanza è, ancora una volta, la stessa di sempre: “stiamo valutando”. Ma da allora, non si è mai passati a un “abbiamo deciso”».
A lanciare queste accuse è il vicecapogruppo di Torino Bellissima Pierlucio Firrao, nell’ultimo Consiglio Comunale. E l’assessore in questione Marco Porcedda, che a Palazzo Civico ha le deleghe alla Sicurezza e alla Polizia Municipale, chiamato in causa da Firrao - per la terza volta - per sapere quali azioni la Città abbia previsto per mettere finalmente in sicurezza i murazzi.
A suo tempo, nel gennaio 2023, era stata subito emessa un’ordinanza che impedisse la sosta dei velocipedi elettrici - e quindi sia biciclette che monopattini, in sharing e non - su corso Cairoli, via Nazione, via Giolitti e corso San Maurizio, resa effettiva a inizio maggio. Il divieto, quindi, è sia quello di sostare che di terminare la corsa in queste aree, provando a limitarne il passaggio. Ma è evidente che non basta.
«A due anni e mezzo dal primo episodio - continua Firrao - la situazione non è cambiata. Il Comune è ora coinvolto in una controversia legale, accusato di non aver adottato misure adeguate nonostante fosse consapevole del problema».
Oggi sono cinque le telecamere che insistono sui Murazzi destinate alla pubblica sicurezza. Ma, ad esempio, per mettere insieme il filmato che ha portato alla condanna dei tre minorenni autori del lancio del 2023, ne sono servite ben 120. E un progetto in direzione dell'implementazione del sistema di videosorveglianza era stato profilato già dallo scorso marzo, includendo, tra l'altro, il corso all’Intelligenza artificiale per poter individuare in tempo reale comportamenti pericolosi, ma ancora non ne sono chiari i tempi.
«Stiamo per finalizzarlo» - ha infatti risposto Porcedda mercoledì scorso, aggiungendo -. Soluzioni definitive non ne sono state ideate. Ci siamo interfacciati con città, come Milano o Roma, dalle condizioni simili, ma questo non ci ha aiutato. Mentre dal percorso di confronto con i gestori dei locali non è emersa l’ipotesi di una vigilanza a livello strada». Un’ipotesi a cui si era pensato, infatti, era quella di una rete protettiva, che impedisse il lancio di oggetti, ma dalle interlocuzioni con la Soprintendenza, probabilmente a causa di vincoli paesaggistici, «avevano lasciato intendere che non fosse possibile», fanno sapere dal Comune.
«Lo scorso 16 maggio è stato anche chiesto a Gtt di integrare la segnaletica già presente sul parapetto dei Murazzi tramite apposita segnaletica indicante la presenza di sistemi di videosorveglianza», rassicura Porcedda. La speranza è di scoraggiare, così, ulteriori comportamenti rischiosi.
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