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Il caso

Bici lanciata e bus caduto, ora Torino rischia un doppio processo

Si attendono gli esiti dell’autopsia sul corpo dell’autista deceduto. E la famiglia Glorioso attacca lo sharing

Bici lanciata e bus caduto, ora Torino rischia un doppio processo

Una causa già annunciata per la bici che ha colpito Mauro Glorioso, un’altra possibile per il bus precipitato nel Po: la Città di Torino rischia di finire due volte alla “sbarra” per la sicurezza ai Murazzi.

Sotto attacco ci sono le protezioni che, secondo la famiglia Glorioso, avrebbero potuto evitare che il giovane studente di Medicina venisse travolto dalla bicicletta elettrica e rimanesse tetraplegico (la notte tra il 20 e il 21 gennaio 2023). Ma anche il muretto travolto da un autobus lo scorso 23 marzo, quando l’autista Nicola Di Carlo è morto precipitando nel Po: per questo secondo dramma sono ancora in corso le indagini per omicidio colposo, anche se non è stata disposta una perizia sul pullman, che è anche già stato dissequestrato. Però devono ancora essere depositati gli esiti dell’autopsia sul corpo dell’autista 64enne, eseguita dal medico legale Lucia Tattoli. Sono attese per fine mese ma è probabile che confermino quanto ipotizzato inizialmente, cioè che Di Carlo è deceduto a causa di un malore improvviso (i medici legali hanno riscontrato l’aorta rotta in più punti). A quel punto, l’inchiesta potrebbe essere archiviata: «Nel caso valuteremo una causa civile contro il Comune - anticipa l’avvocato Giuseppe La Rana, che assiste la famiglia della vittima - Potremmo chiedere un risarcimento, almeno per i danni al mezzo. Sarà fondamentale capire se Nicola sia morto prima o dopo l’impatto con il muro di contenimento». Che, secondo la famiglia, non era adatto a sostenere l’impatto con un autobus.


Questa possibile causa si aggiunge a quella già annunciata dalla famiglia Glorioso, che sta preparando l’atto di citazione da notificare al Comune. Perché, secondo i genitori di Mauro, il dramma poteva essere evitato con delle protezioni tra il Lungo Po e la zona dei locali: «Per noi la responsabilità dell’ente pubblico è chiara, visto che la Città aveva individuato un rischio tra il 2005 e il 2006 - taglia corto l’avvocato Marco Bona, che assiste la famiglia dello studente ferito dalla bicicletta - Si era pensato a una copertura e a un presidio permanente delle forze dell’ordine. Eppure, dopo 20 anni, la situazione è identica. E intanto è successo di tutto, con tre biciclette lanciate».

Sul tema si è discusso anche durante l’ultimo Consiglio comunale, in cui l’assessore Marco Porcedda ha ammesso che i progetti pensati per i Murazzi devono ancora essere definiti. E che la rete di protezione, ipotizzata inizialmente, è stata “respinta” dalla Soprintendenza dei beni architettonici: «La quale non ha mai preso una posizione ufficiale - contesta ancora Bona - E il Comune pensa solo a una vigilanza a distanza, che non è prevenzione. Così come non funziona l’ordinanza per impedire di lasciare bici e monopattini sul Lungo Po: vengono lasciate lì comunque, anche perché dovrebbero essere i gestori dello sharing a inibire il blocco. Invece Ridemovi, quello della bicicletta che ha colpito Mauro, non ha mai neanche risposto alle nostre domande di chiarimenti e accesso gli atti. Tutto ciò è la dimostrazione che non c’è alcun controllo».

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