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IL FATTO
14 Giugno 2025 - 10:31
L'ingresso del padiglione femminile del carcere torinese
È finita al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria un’agente della polizia penitenziaria in servizio nel padiglione femminile del carcere torinese "Lorusso e Cutugno", aggredita da una detenuta nella mattinata di ieri. L’episodio si è verificato nella seconda sezione dell'area dedicata alle donne, a seguito di una lite tra due ristrette, che le poliziotte hanno provveduto a separare. Poco dopo, una delle due coinvolte – una 27enne di origini italo-brasiliane – si è chiusa nella propria cella e ha appiccato un incendio bruciando alcuni vestiti. Gli agenti sono intervenuti per spegnere le fiamme, ma la situazione è rapidamente degenerata. La detenuta, nota per precedenti comportamenti aggressivi verso compagne di reparto e agenti, che altre ristrette descrivono come "prepotente e spesso manesca", ha iniziato a urlare la propria volontà di "andare all’aria", quindi ha aggredito una delle poliziotte con violenza: le ha sferrato uno schiaffo al petto, l’ha strattonata, spinta contro un muro e colpita infine con un pugno alla schiena.
L’agente è stata medicata in ospedale e ha ricevuto una prognosi di cinque giorni salvo complicazioni. Si tratta del 22° caso di ferimento tra gli agenti della polizia penitenziaria dall’inizio dell’anno, un dato che contribuisce a delineare un quadro di crescente tensione all’interno degli istituti di pena italiani. Il padiglione femminile delle Vallette ospita poco più di un centinaio di detenute, con un’età media compresa tra i 30 e i 40 anni. Tra loro, anche una mezza dozzina di donne intorno ai 60 anni. Nel padiglione femminile alcune presentano disturbi psichiatrici, altre problematiche legate alla dipendenza da sostanze. Nonostante ciò, è considerato da tempo l’area “più tranquilla” dell’intero carcere, raramente al centro di episodi di cronaca. Inoltre, è anche l’unico reparto dell’istituto torinese che non soffre la carenza di personale: le agenti impiegate, anzi, vengono spesso chiamate a supportare i colleghi degli altri reparti, dove la carenza di organico resta cronica in una struttura sovraffollata e difficile.
Sull’episodio è intervenuto il Segretario Generale dell’O.S.A.P.P. (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), Leo Beneduci, che ha dichiarato:
“Non si arresta la spirale di violenza nella Casa Circondariale di Torino ‘Lorusso e Cutugno’, tra gli istituti penitenziari più complessi e critici del territorio nazionale. Il numero delle aggressioni continua a crescere, mentre l’estate – tradizionalmente periodo ad alto rischio – è ormai alle porte. Sul caso che riguarda l'episodio di ieri, ci auguriamo che la detenuta venga trasferita altrove immediatamente: che non disturbi e non rechi fastidi alle altre ospiti che conducono una quotidianità sana, e che non faccia ancora male al personale”.
Ferrante Aporti, silenzio sul caso delle agenti: ancora nessun confronto con il sindacato
Nessuna novità sul fronte del Ferrante Aporti, l’istituto penale per minorenni di Torino, dove da settimane i sindacati attendono un confronto con la direzione per affrontare una serie di criticità legate alle condizioni di lavoro, in particolare delle agenti donne.
Lo scorso maggio, le sigle sindacali avevano promosso un sit-in per richiamare l’attenzione sulle problematiche segnalate dal personale in servizio, alcune delle quali già oggetto di un’interrogazione parlamentare firmata dai deputati Valentina Pirro, Pasquale Lo Preiato, Valentina Di Girolamo, Ettore Licheri, Marco Marton e Anna Bilotti, indirizzata al ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Nell’atto parlamentare sono elencati diversi punti sollevati anche nelle istanze sindacali:
Traduzioni su lunghe distanze, fino a 1.400 chilometri, effettuate senza soste intermedie, in contrasto con le normative su salute e sicurezza del personale, nonché con le linee guida organizzative previste per tali trasferimenti.
Un presunto caso di discriminazione ai danni di un’ispettrice, il cui rapporto informativo sarebbe stato declassato dopo la fruizione del congedo di maternità, nonostante avesse ricoperto per cinque anni il ruolo di comandante.
Rinvii ripetuti al medico competente, anche in presenza di documentazione sanitaria già sufficiente, non per valutare l’idoneità al rientro in servizio ma per ottenere l'autorizzazione a recarsi nel Paese d’origine durante la convalescenza per ragioni familiari.
Erogazione irregolare di buoni pasto a personale che, secondo quanto segnalato, non avrebbe effettuato la pausa minima di 30 minuti né provveduto al recupero, configurando un possibile danno erariale. Il tutto senza verifiche da parte dei vertici dell’istituto, che ne avrebbero invece autorizzato l’attribuzione.
Nonostante la gravità delle questioni sollevate, ad oggi il direttore del Ferrante Aporti non ha ancora incontrato i rappresentanti sindacali. Una situazione che, secondo gli operatori coinvolti, continua a generare frustrazione e senso di abbandono all’interno di un contesto già delicato e impegnativo come quello del carcere minorile.
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