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TORINO
19 Giugno 2025 - 18:32
Pfas, allarme inquinamento nell’acqua di piazza Galimberti. Ma Smat non ci sta: «Valori nei limiti»
L’acqua potabile più inquinata dai TFA di tutta Italia è a Torino. E, ancora più preoccupante, ad aggiudicarsi questo poco ambito primato è addirittura una casetta dell’acqua di Smat, quella di piazza Galimberti. Ma dalla stessa Smat rassicurano: «Quell’acqua e quella dei nostri rubinetti è assolutamente sicura».
Ad effettuare i campionamenti è stata l’associazione Altroconsumo, che ha preso in esame dieci località in cui sono presenti le sorgenti di alcune delle acque minerali imbottigliate e quattro grandi città italiane. Il risultato è stato davvero poco incoraggiante: il TFA (acido trifluoroacetico), sostanza che rientra nella categoria dei Pfas, è stato individuato in tutti i campioni e in 4 casi con valori che superano la soglia di 500 ng/l fissata dalla legge per i Pfas. Nel dettaglio, si tratta di Valdisotto in provincia di Sondrio (530 ng/l), la “torinese” Luserna San Giovanni (590), Paesana in provincia di Cuneo (850), Firenze (880). E poi c’è il caso di piazza Galimberti, dove sono state effettuate due misurazioni: una alla fontanella, il Toret, con valore 840 e l’altra alla “Casa dell’acqua Smat” dove si è toccata addirittura quota 920 ng/l.
Dati la cui interpretazione viene però “contestata” da Smat: «Il valore limite previsto dalla normativa europea è di 500 ng/l è per i Pfas ma escludendo i TFA - spiega Rita Binetti, dirigente Laboratori e Qualità delle acque -. Il valore limite per questi ultimi sarà fissato proprio tra pochi giorni e sarà di 10.000 ng/l, quindi ben superiore a quello rilevato in piazza Galimberti». Resta però un dato più alto della media. «Dipende - spiega Binetti - dal fatto che quella zona è servita da acqua più superficiale ma voglio rassicurare tutti e ricordare che noi e l’Asl effettuiamo campionamenti anche quotidiani. I torinesi possono stare tranquilli: l’acqua è sicura».
Sui Pfas si stanno accendendo i riflettori della comunità scientifica negli ultimi mesi. Largamente utilizzati in molti settori industriali, recentemente a causa della loro pericolosità sono stati definiti “nuovo amianto” dall’Omceo, l’Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri. Si tratta di sostanze note per la loro resistenza alla degradazione e la diffusione del TFA nelle nostre acque «conferma la pervasività di questa sostanza - concludono da Altroconsumo - e la sua presenza costante nel ciclo idrico».
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