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IL CASO
20 Giugno 2025 - 17:02
Un detenuto alle Vallette in un momento della sua giornata di lavoro
In Italia oltre 20mila detenuti sono impegnati in attività lavorative, con 2.190 assunti grazie ai benefici previsti dalla Legge Smuraglia. Nonostante i numeri incoraggianti, il lavoro penitenziario, che contribuisce a ridurre il tasso di recidiva dal 68,7% al 2%, fatica a decollare in Piemonte.
Chi lavora si sente parte attiva di un percorso, si responsabilizza e vive la detenzione in modo più equilibrato, con meno aggressioni e maggior serenità. Tuttavia, nelle aree piemontesi, liguri e valdostane si contano solo 53 detenuti impiegati in attività lavorative. Si tratta di realtà in cui ancora poco si conoscono i benefici fiscali per le imprese che assumono detenuti, i quali costano allo Stato circa 137 euro al giorno.
Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha spiegato che «Un problema di comunicazione da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria», aggiungendo che «la recidiva abbattuta dimostra che questo è lo strumento più efficace per consegnare cittadini migliori». Delmastro ha sottolineato che il lavoro in carcere «non deve essere solo una vetrina, ma deve svilupparsi con imprese che diano tempi di produzione, sacrificio e perseveranza». La Legge Smuraglia incentiva l’assunzione di detenuti con crediti d’imposta fino a 520 euro al mese e contributi ridotti. Nel 2024, 537 aziende hanno beneficiato di 10,6 milioni di euro in agevolazioni, con un forte coinvolgimento delle cooperative sociali. La sfida ora è estendere questo modello anche alle imprese private. In Piemonte, nel 2024, circa 890 detenuti adulti e minori hanno preso parte a corsi di formazione professionale in carcere, con 879 esiti positivi. I corsi spaziano dalla cucina alla falegnameria e sono sostenuti da un investimento annuo di 2,9 milioni di euro, comprensivi di stage, riconoscimento delle competenze e indennità di frequenza. Un ruolo importante lo svolge lo Sportello Lavoro Carcere, destinato ai detenuti con fine pena entro cinque anni. Finanziato con 3 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+), ha assistito 1.863 persone, attivando 303 tirocini e oltre 500 inserimenti lavorativi. A ciò si aggiungono i Cantieri di lavoro, con 20 progetti e 56 richieste d’inserimento per il biennio 2025-2026. La Regione Piemonte partecipa inoltre al progetto “Una giustizia più inclusiva”, promosso dal Ministero della Giustizia e dal Prap, per creare Centri per l’Impiego all’interno degli istituti penitenziari. Grazie a fondi Fesr, si rigenerano spazi per la formazione e si potenziano i servizi per l’inserimento lavorativo.
Commentando, Elena Chiorino, vicepresidente del Piemonte, ha dichiarato: «La pena che educa è una pena che serve alla società. La Regione Piemonte, in sinergia con il Governo e con il Ministero della Giustizia, continuerà a investire nella dignità, nella formazione, nel lavoro. Perché un carcere che lavora è un carcere che educa. E una società che educa è una società che cresce e garantisce sicurezza ai cittadini e agli uomini e donne in divisa che ogni giorno prestano servizio negli istituti». Durante la presentazione è stato inoltre siglato un protocollo di collaborazione con Confindustria, alla presenza di Barbara Graffino, presidente del Gruppo Giovani di Confindustria, a testimonianza di un impegno condiviso tra istituzioni e mondo imprenditoriale.
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