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Il rapporto

Più lavoro ma meno gente: il paradosso del Piemonte

Luci e ombre per il nuovo report sullo stato economico sociale: cresce l'occupazione ma ci sono meno "occupabili". Resiste l'export ma non l'automotive

Più lavoro ma meno gente: il paradosso del Piemonte

Come sta il Piemonte? «In grandi turbolenze, anche internazionali, ma regge, nonostante le difficoltà», risponde il presidente di Ires Piemonte Alessandro Sciretti, alla presentazione del rapporto annuale Ires, moderata dal suo vicepresidente Giorgio Merlo, che dà lo stato economico e sociale del Piemonte nel 2024. Un quadro con luci ed ombre. Dove aumenta l’occupazione, ma non gli occupabili. Crescono le esportazioni, ma non nell’automotive. Si vive di più ma con più acciacchi.

L’occupazione
Rispetto al 2023 crescono sia il Pil - dello 0,6% - che l’occupazione - del 3% - con 106mila occupati in più negli ultimi quattro anni. Ma se la partecipazione al lavoro cresce ed in percentuale gli “occupabili”, cioè le persone tra i 15 e i 64 anni, aumentano (facendo salire di due punti le percentuali di occupazione: al 69% per gli uomini e al 62% per le donne), guardando ai termini assoluti cala l’offerta di occupabili. Sono 79mila in meno, rispetto al 2020. Complice una situazione demografica già “strutturalmente fragile” in Piemonte, spiega Maria Cristina Migliore, dirigente dell'area Società di Ires. In cui il saldo naturale - cioè il rapporto tra i nati e i morti - è positivo solo grazie agli influssi migratori. Ne è un esempio anche Torino, dove se la popolazione è aumentata di circa 2mila persone è solo grazie agli stranieri. Una vera e propria «trappola», quella dell’attuale stato demografico della regione, per il presidente Sciretti. «Perché c’è bisogno di tempo per incentivare le nascite e mantenere le competenze», dice.

I giovani
L’attuale scenario occupazionale locale, infatti, risentirebbe di forze lavoro autoctone scarseggianti e «modestamente qualificate», recita il rapporto. Al netto di chi si forma qui e poi cerca - e, sembrerebbe trova, perché sono sempre in meno a tornare - buone opportunità di lavoro al di fuori del Piemonte, chi resta è poco qualificato, secondo Ires. Ma anche qui c’è un ulteriore paradosso. Perché se da una parte i cosiddetti “Neet” - cioè i giovani che né studiano, né lavorano, pur essendo in età da lavoro - diminuiscono, cresce l’inattività dei neolaureati. «Come se fossero presi in misura maggiore da una fase di spaesamento», racconta Migliore. E i dati sono poco positivi anche se si guarda all’istruzione superiore, in cui ci sono ampie percentuali di “low performer”, soprattutto negli istituti professionali. In base agli Invalsi 2024, sono più del 50% sia in italiano che matematica. Un tendenziale impoverimento di “capitale umano”.

Focus Sanità
Non va meglio in tema di salute, dove l’aspettativa di vita, è vero, continua a crescere, arrivando al suo massimo storico: 83,4 anni. Ma si è meno sani, perché di contro si riduce a 59 anni l’aspettativa di vita in buona salute. Peggiorano gli stili di vita - si fuma e si bevono alcolici più della media nazionale - e crescono anche i disagi psichici, soprattutto tra giovani e donne. Il sistema sanitario regionale mantiene buoni livelli assistenziali, ma serve una riorganizzazione dei servizi in base ai nuovi bisogni. Anche perché continua a crescere il numero di persone che rinunciano alle cure per motivi economici, rendendo difficile la prevenzione.

L’export
Infine, sarà che in quegli stessi minuti il governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio - che doveva essere presente all’evento - era insieme al sindaco della Città Metropolitana di Torino Stefano Lo russo a presenziare la “svolta di Mirafiori”. La presentazione della nuova Fiat 500 ibrida “Torino” insieme al ceo di Stellantis, Oliver Francois. Ma Sciretti pare minimizzare il meno 5% delle esportazioni in un solo anno nel comparto automotive. «Il sistema nettizzato regge», dice. Anche qui, infatti, il rovescio della medaglia: le esportazioni che, nonostante il “Liberation day” Usa, con cui veniva somministrato all’Europa il pacchetto dazi tanto annunciato da Trump, crescono dello 0,8%. Resta il generale indebolimento dell’esportazione, soprattutto delle produzioni caratterizzate da elevata intensità, tra cui capeggia proprio l’automotive.

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