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Sanità
05 Luglio 2025 - 05:28
Federico Riboldi alla Festa dell’Unità
Da quando i bilanci previsionali delle Asl piemontesi avevano visto un «difetto» di più di 550 milioni di euro, si era accesa una spia lampeggiante sulla Giunta Cirio: perché senza un rientro, di almeno 200 milioni di euro, sulla Regione si allungava l'ombra del commissariamento. In pochi mesi sono stati in tanti a insinuare che arrivare sotto la soglia di debito del 5% del bilancio complessivo della Regione (di cui la voce sanità costituisce circa l'80%) sarebbe stato impossibile. Federico Riboldi, assessore alla Sanità, aveva prontamente replicato che si sarebbe messo al lavoro con una «task force d'eccezione», composta dal dirigente dell'Asl centrale Carlo Picco e da quello dell'azienda ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo, Livio Tranchida. Annuncio fatto a un anno esatto di mandato Riboldi in Sanità, lo scorso 14 giugno.
Pochi giorni fa in Consiglio Regionale, incalzato dall'opposizione che gli chiedeva di chiarire le tante voci di bilancio che ancora poco tornano, l'assessore ha provato a fugare ogni dubbio (senza convincere però tutti). «Le previsioni non tengono conto delle dotazioni aggiuntive non ancora ripartite, che ammontano a 284 milioni circa e che vanno considerate», ha detto Riboldi. Si tratterebbe dell'integrazione del fondo sanitario e del payback ospedaliero: cioè del meccanismo per cui i fornitori di dispositivi medici sono tenuti al ripiano degli sforamenti dei tetti di spesa regionali per il loro acquisto. In pratica, se una regione spende più del budget stabilito per i dispositivi medici - com'è il caso del Piemonte - le aziende che li hanno forniti devono contribuire a coprire quella parte di spesa eccedente. Di conseguenza «il Kpmg (la società cui è affidata la revisione dei conti sanitari, ndr), dovrà certificare un totale 268 milioni di euro», dice Riboldi. Ben lontano, quindi, dalla cifra inizialmente paventata e dal temuto piano di rientro.
Ma il deficit sarebbe legato alla scelta più "business-oriented" della Giunta, rivendicata dallo stesso presidente regionale Alberto Cirio, in cui invece di preservare un bilancio intatto, si è scelto piuttosto di puntare sugli investimenti. «Abbiamo deciso di investire 268 milioni - ribadisce Riboldi -. Se avessimo evitato di aprire o riaprire nuovi reparti, come il Dirmei (il dipartimento per le Malattie infetive, ndr), o il Valdese, avremmo sicuramente risparmiato», dice. Allo stesso modo, «se avessimo messo il "maxi ticket" dell'Emilia Romagna (di 2,20 euro per confezione di medicinale, con un massimo di 4 euro per ricetta), avremmo ottenuto 55 milioni in più, ma abbiamo scelto di non farlo», aggiunge.
Lasciano interdetto il vicepresidente della commissione Sanità, Daniele Valle del Pd, il «piano Inail», che prevede il «prestito» da parte dell’ente di due miliardi di euro per la costruzione di 7 nuovi ospedali in Piemonte e la «lotta alle spese improduttive», già da tempo sventolata dall’assessore. «Inail chiederà una restituzione di questi fondi che ancora non sappiamo quanto inciderà sui bilanci, e quindi sui servizi ai cittadini», sostiene Valle. «L’obiettivo di tagliare le spese improduttive, invece, «resta mera intenzione, se non viene trascritto in un piano sociosanitario e poi trasformato in realtà», attacca. Anche su questo, infatti, Riboldi dichiarava di avere un piano ben preciso e una task force già dispiegata, ma verba volant.
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