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IL CASO

«Il dolore è troppo grande»: la madre di Jacopo Peretti dopo l’arresto del 40enne accusato della tragedia di via Nizza

Jacopo dormiva nel suo appartamento quando, intorno alle 3.10, è stato travolto dallo scoppio. È morto sul colpo

«Il dolore è troppo grande»: la madre di Jacopo Peretti dopo l’arresto del 40enne accusato della tragedia di via Nizza

«Il dolore che provo è troppo grande, non si può spiegare». Marzia, madre di Jacopo Peretti, non riesce a darsi pace dopo la morte del figlio, ucciso nell’esplosione che ha sventrato un palazzo in via Nizza, a Torino, nella notte tra domenica e lunedì. La donna ha appreso nel pomeriggio la notizia dell’arresto della guardia giurata ritenuta responsabile del gesto che ha stravolto la sua famiglia. Jacopo, 33 anni, originario di Mazzè, si era trasferito nel capoluogo per studiare Amministrazione, Finanza e Controllo all’Università di Torino.

Dopo la laurea aveva avviato una società di consulenza nel settore energetico, Jphonia, e lavorava anche in una palestra. Dormiva nel suo appartamento quando è stato travolto dallo scoppio. È morto sul colpo. «Mio figlio è stato ucciso da una storia di ossessione, rifiuto e violenza – ha detto Marzia –. All’inizio sembrava un incidente, ma ora sappiamo che non lo era. Poteva essere un femminicidio, e Jacopo non c’entrava niente. Era solo nel posto sbagliato, nel momento sbagliato». L’esplosione, secondo quanto emerge dalle indagini, sarebbe legata alla fine di una relazione non accettata. La violenza dell’uomo arrestato ha causato una tragedia che ha colpito anche chi non era coinvolto direttamente.

Jacopo è stato l’unico a perdere la vita. Lunedì mattina, mentre i soccorsi procedevano, la sua auto – una Fiat Punto bianca – era ancora parcheggiata in strada. Fino all’ultimo si è sperato che fosse uscito. Ma intorno a mezzogiorno, è arrivata la terribile notizia. Il padre, Paolo Peretti, ha trascorso la mattina successiva in via Nizza, cercando risposte, scattando foto e rivolgendosi ai soccorritori: «Ditemi com’è morto mio figlio», ripeteva. Oggi, quella risposta è arrivata. E per Marzia è un’ulteriore ferita: «La violenza non è amore. Nessuno ha il diritto di togliere la libertà o la vita a un altro. Chiedo rispetto, silenzio e verità. Per Jacopo. E per tutte le vittime innocenti della violenza».

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