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Economia
10 Luglio 2025 - 05:42
Buoni pasto - foto di scena
Scusi, accettate buoni pasto?. Chi lo ha chiesto almeno una volta in cassa dopo una breve pausa pranzo sa cosa si prova. Lo si chiede sottovoce, quasi fosse una colpa, avere i buoni. Come se si stesse chiedendo uno sconto, di voler pagare di meno.
Perché fino ad oggi per accettare un buono pasto l'esercente deve sottostare a costi di commissione che vanno dall'8 al 20% rispetto al valore del buono pasto. Il che, facendo un esempio pratico, vuol dire che se un cliente paga con un buono da 8€, l’esercente ne incassa tra 6,40€ e 7,30€, al netto della commissione. Di conseguenza sempre più esercenti ne limitano l'utilizzo o, addirittura, li rifiutano.
Ma dal primo settembre ci sarà un freno: sarà finalmente operativo un tetto massimo, che non potrà superare il 5% del valore nominale del ticket, alias buono pasto. "Un vantaggio anche per i consumatori, perché innescherà un circolo virtuoso, che può rafforzare l'intera filiera", sostiene Giancarlo Banchieri, presidente nazionale di Fiepet Confesercenti, che avanzava da tempo la richiesta. Confesercenti, infatti, calcola, grazie alla misura, un risparmio per gli imprenditori, su cui gravavano "oneri sproporzionati e insostenibili e margini di guadagno che tendono sempre più a ridursi", dice Banchieri, "fino a 400 milioni di euro l'anno".
Importante rimanere all'erta, però, anche sul versante delle società emettitrici: "affinché non intervengano unilateralmente sulle convenzioni in essere, inserendo condizioni peggiorative su altri aspetti, come ad esempio l’allungamento dei tempi di pagamento", sostiene il presidente Banchieri.
“È dunque il momento giusto – conclude Banchieri – per aprire una riflessione sulla possibilità di innalzare il tetto di esenzione fiscale fino a 10 euro già con la prossima legge di Bilancio: un intervento che renderebbe i ticket ancora più utili e convenienti per tutti, consumatori e imprese”.
Insomma, un win-win, secondo Confesercenti, che semplifica sia la vita delle imprese, che quelle dei lavoratori, facendo sì che chiedere di pagare in buoni pasto un pranzo fuori non sia più un imbarazzo.
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