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Piemonte, 6 milioni per formatori e certificatori: così si dà valore all’esperienza

Un bando innovativo per valorizzare le competenze dei cittadini piemontesi, sostenuto dal Fondo Sociale Europeo. Chiorino: "Crediamo nella valorizzazione e nel merito"

Piemonte, 6 milioni per formatori e certificatori: così si dà valore all’esperienza

Elena Chiorino, vicepresidente e assessora alla Formazione professionale della Regione Piemonte

Un bando da 6 milioni di euro rivolto a enti e operatori della formazione: la Regione Piemonte apre una nuova fase per il servizio di certificazione delle competenze, uno strumento che consente di attestare in modo ufficiale ciò che una persona sa fare, anche se acquisito fuori da percorsi scolastici.

Il bando, finanziato con risorse del Fondo sociale europeo plus 2021-2027, sarà attivo dal 16 luglio al 16 settembre. Destinatari: i soggetti già accreditati all’erogazione dei servizi di individuazione, validazione e certificazione delle competenze (IVC). L’obiettivo è potenziare l’attività dei professionisti che lavorano per il riconoscimento formale delle competenze maturate in ambiti lavorativi, personali o di volontariato.

Un sistema strutturato e riconosciuto a livello internazionale, quello piemontese, avviato in via sperimentale nel 2021 e già distintosi per efficacia e continuità. Nel 2022 ha ottenuto il primo premio nella categoria Policy alla Biennale di Berlino, competendo con oltre 60 Paesi. Selezionato anche nel 2024 come best practice alla Biennale di Kilkenny, in Irlanda.

"La certificazione delle competenze è uno strumento strategico: significa riconoscere e dare valore a ciò che una persona sa fare, indipendentemente da dove e come lo ha imparato", ha dichiarato Elena Chiorino, vicepresidente della Regione e assessora alla Formazione professionale. "Come Regione continuiamo a investire in percorsi concreti, perché crediamo nella dignità di ogni lavoratore, nella libertà di costruirsi un futuro e nella valorizzazione del merito".

Dall’avvio del servizio, oltre mille piemontesi hanno già seguito il percorso di certificazione. Più della metà aveva già un lavoro e, grazie all’attestato, è riuscita spesso a migliorare la propria situazione. Le donne sono il 60% degli utenti, molte con competenze acquisite in famiglia o in contesti non riconosciuti ufficialmente. Il 25% è composto da persone di origine straniera, che hanno potuto valorizzare esperienze fatte anche all’estero.

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