l'editoriale
Cerca
Lavoro & Dazi
15 Luglio 2025 - 17:05
La vicepresidente della Regione Piemonte Elena Chiorino
Oggi, nel bilancio di un anno di governo regionale, la vicepresidente della Regione Piemonte, Elena Chiorino, ha tracciato un quadro positivo: tasso di occupazione al 69% – sopra la media nazionale – disoccupazione al 6,4% e inattività al 26,2%. Dati che, in un Paese spesso attraversato da narrazioni di declino, suonano come un segnale di controtendenza. Il Piemonte si presenta come terra di apprendistato e di inserimento lavorativo giovanile, con l’87% dei diplomati ITS occupati entro un anno e un’alta incidenza di apprendistato di qualità. Ma mentre i numeri celebrano un presente in ripresa, le prospettive a breve termine mandano un segnale d'urgenza. Secondo un’analisi di ReportAziende.it, basata su dati Istat ed Eurostat aggiornati al 2024, le nuove tariffe doganali statunitensi – che potrebbero arrivare fino al 30% – mettono in pericolo oltre 2,8 miliardi di euro di export piemontese. Un danno economico che si traduce direttamente sul fronte occupazionale: 15.000 posti di lavoro in Piemonte potrebbero andare perduti nel solo biennio 2025–2026, con impatti forti già dal quarto trimestre di quest’anno.
Le province più esposte sono Torino e Cuneo. Nel capoluogo piemontese, l’automotive e la componentistica – già fragili per la transizione industriale – rischiano una doppia penalizzazione: dalla crisi strutturale interna e dal calo della domanda estera. A Cuneo, invece, il comparto agroalimentare Dop – tra cui formaggi, salumi e vini Docg – è sotto pressione, con dazi stimati fino al 45% sui prodotti simbolo del Made in Italy.
Una misura, quella dei dazi doganali annunciati dagli Stati Uniti, che rischia di rappresentare un colpo durissimo per l’economia italiana e piemontese. Secondo le stime dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre, un incremento delle tariffe fino al 30% potrebbe tradursi in un impatto economico complessivo di circa 35 miliardi di euro l’anno per l’Italia. Già dazi del 10% sono costati al nostro Paese 3,5 miliardi, mentre un’aliquota al 20% potrebbe generare perdite fino a 12 miliardi. Il passaggio al 30%, scenario attualmente sul tavolo, produrrebbe un effetto esponenziale e sistemico sulle filiere export-oriented, molte delle quali radicate proprio in Piemonte.
La regione, infatti, è tra le più esposte a livello nazionale: i tre principali prodotti esportati dal Piemonte verso gli Stati Uniti sono le macchine di impiego generale, gli autoveicoli e le bevande – settori centrali non solo per il Pil regionale, ma anche per la tenuta occupazionale del territorio. A livello provinciale, Torino da sola rappresenta un flusso di esportazioni verso gli USA pari a 2,5 miliardi di euro, collocandosi tra le prime cinque province italiane assieme a Milano, Firenze, Modena e Bologna, che da sole generano quasi un terzo dell’export complessivo verso il mercato statunitense.
C'è quindi un’apparente ambivalenza nel quadro piemontese: da un lato, l’occupazione cresce, grazie a politiche attive sul lavoro, formazione e inclusione; dall’altro, le dinamiche globali rischiano di minare queste conquiste. I 1.215 giovani assunti in apprendistato e le oltre 2mila persone con disabilità reinserite nel mondo del lavoro potrebbero trovarsi, tra pochi mesi, di fronte a un mercato in forte contrazione, specie nei settori manifatturieri e agroindustriali. Il paradosso è che proprio le filiere che hanno trainato la ripresa occupazionale in Piemonte – automotive, meccanica di precisione, agroalimentare – sono quelle più vulnerabili alla nuova politica commerciale statunitense. Una fragilità amplificata dalla svalutazione del dollaro (-11,2% nel primo semestre 2025), che rende le esportazioni italiane ancora meno competitive.
Il pericolo non è solo per chi lavora nelle aziende esportatrici. Le ricadute potrebbero toccare tutta l’economia regionale: aumento dei prezzi al consumo (fino al +10% su beni ad alta specializzazione), minore liquidità nelle imprese, riduzione degli investimenti e della marginalità. Le piccole e microimprese – che costituiscono la struttura portante del tessuto produttivo piemontese – sono le più esposte a questa tempesta.
Il monito arriva anche dal mondo imprenditoriale. Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino, ha chiesto un piano straordinario europeo per difendere la manifattura e l’artigianato evoluto: “Servono strumenti per la diversificazione dei mercati, incentivi all’innovazione, investimenti infrastrutturali ed energetici. Nessuna politica protezionista americana potrà replicare il nostro capitale umano, ma va protetto e valorizzato”. La Regione Piemonte ha messo in campo nuove misure – come l’integrazione salariale del programma GOL o gli incentivi per il welfare aziendale – ma l’impatto dei dazi potrebbe essere strutturale e andare oltre gli strumenti già attivati.
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..