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Lo studio

Più piante, meno ghiaccio: quando le Alpi diventano un termometro del clima

L’Università di Torino lancia l’allarme: le Alpi diventano più verdi, ma non è una buona notizia. Il riscaldamento climatico spinge nuove specie in alta quota.

Più piante, meno ghiaccio: quando le Alpi diventano un termometro del clima

Negli ultimi anni le vette alpine sembrano più verdi e fiorite che mai. Uno spettacolo che a prima vista potrebbe sembrare positivo o persino rassicurante. E invece no: quel tappeto vegetale che avanza sulle montagne è in realtà un campanello d’allarme del cambiamento climatico.

A lanciare l’allerta è uno studio coordinato dall’Università di Torino, che ha osservato un’intensificazione di questo fenomeno, segnale evidente di stress per gli ecosistemi montani. Più fiori e piante in alta quota, infatti, non significano necessariamente natura in salute. Anzi: indicano uno squilibrio sempre più profondo.

CALDO E SPECIE INVASIVE MINACCIANO LA BIODIVERSITÀ ALPINA
Le zone montane, infatti, si riscaldano più rapidamente rispetto alle aree a bassa quota. Il fenomeno è noto come altitude-dependent warming e, in alcune regioni del mondo, sta portando a un incremento delle temperature oltre il doppio rispetto alla media globale. Anche sulle Alpi il quadro è allarmante: lo scioglimento dei ghiacciai e la riduzione della neve stanno infatti già cominciando a trasformare il paesaggio. Il terreno scuro, non più coperto da neve o ghiaccio, assorbe più calore solare e amplifica ulteriormente il riscaldamento, innescando un circolo vizioso.

Le piante alpine, da sempre adattate a condizioni estreme – con foglie spesse, radici robuste e crescita lenta – si trovano oggi in una competizione impari con le specie che arrivano da quote più basse, spesso più aggressive e più ingombranti. La presenza di queste piante "invasive", come sottolineato anche da altri studi precedenti a quello dell'Università di Torino, dimezza la possibilità di sopravvivenza delle piante autoctone che, ora, devono superare anche l'ostacolo del cambio di temperatura per continuare a vivere in questi territori.

I GHIACCIAI: RISERVE D'ACQUA DA TUTELARE
Lo studio dell’Università di Torino si è focalizzato su due ghiacciai in particolare: quello del Lauson (Valle di Cogne) e quello di Lavassey (Valle di Rhêmes). In questi siti, la "risalita" delle piante procede a una velocità impressionante: fino a 45 volte più veloce rispetto al passato. Tra le specie osservate ci sono piante alpine tipiche come Arabis alpina o Campanula cenisia, ma anche erbe delle praterie e arbusti più comuni. 

Il ritiro di questi ghiacciai, oltre a riscaldare le zone che li circondano, ha anche altre conseguenze. Infatti, queste distese di ghiaccio sono vere e proprie riserve di acqua e la loro riduzione mette a rischio la sicurezza idrica di tutti i territori che si trovano ai loro piedi. Da non sottovalutare sono poi i rischi legati alla stabilità del terreno: smottamenti, frane e colate di fango, infatti, sono sempre più frequenti e mettono in pericolo gli abitanti delle zone montane e i turisti desiderosi di scoprire le bellezze di questi luoghi.

Le piante salgono, i ghiacciai si ritirano, e le Alpi si trasformano. Il cambiamento climatico stravolge il paesaggio alpino: proteggere la montagna oggi è più urgente che mai.

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