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culti e misteri di torino
22 Luglio 2025 - 16:10
Maestosa, silenziosa e carica di simboli, la Chiesa della Gran Madre di Dio veglia su Torino dalla riva destra del Po, affacciata sulla centralissima Piazza Vittorio Veneto. Il suo profilo inconfondibile, ispirato al Pantheon di Roma, rappresenta non solo un capolavoro del neoclassicismo sabaudo, ma anche il fulcro di leggende esoteriche e spirituali che alimentano il fascino eterno del capoluogo piemontese.
La storia della Gran Madre affonda le radici nei turbolenti anni post-napoleonici. Fu infatti nel 1814, con il ritorno del re Vittorio Emanuele I di Savoia a Torino dopo la caduta di Napoleone, che i decurioni della città decisero di erigere un "tempio" in suo onore. Il progetto venne affidato all’architetto Ferdinando Bonsignore, figura di spicco della corte sabauda, che ideò un edificio solenne ed equilibrato, ispirato alle proporzioni del Pantheon.
La prima pietra venne posata dallo stesso re il 23 luglio 1818, ma i lavori si conclusero solo nel 1831, durante il regno di Carlo Felice, nell’ambito di un più ampio piano urbanistico che portò anche alla nascita della piazza Vittorio Emanuele I (oggi Piazza Vittorio Veneto) e di altri quartieri del centro orientale della città.
Sul timpano della chiesa campeggia ancora l’epigrafe latina:
“Ordo Popvlvsqve Tavrinvs ob Adventvm Regis”,
che tradotto recita: “La città e il popolo di Torino per il ritorno del re”.
Un dettaglio curioso riguarda il ponte Vittorio Emanuele I, che collega la Gran Madre a Piazza Vittorio. Si racconta che, proprio per celebrare il ritorno del sovrano, alcuni decisero di abbattere l’antico ponte napoleonico, simbolo del dominio francese. Ma Vittorio Emanuele I si oppose: quel ponte, a suo dire, aveva un valore simbolico ancora più potente. Camminandoci sopra, si “calpestavano” le opere dell’invasore.
Secondo una leggenda, all’interno del pilone centrale del ponte i francesi avrebbero nascosto una cassa contenente 79 medaglie dedicate alle vittorie napoleoniche, alcune monete e due targhe in metallo commemorative.
La posizione della Gran Madre non è solo urbanisticamente strategica: secondo diverse teorie esoteriche, l’edificio sorgerebbe esattamente sul sito di un antico tempio dedicato a Iside, la divinità egizia associata alla fertilità, alla magia e alla maternità, spesso chiamata proprio “Grande Madre”.
La vicinanza del fiume Po, elemento simbolico legato all’acqua e alla vita, rafforzerebbe questa lettura. L’idea che la chiesa cattolica sia stata eretta sopra un antico luogo di culto pagano non è insolita, ma nel caso della Gran Madre alimenta da decenni storie e ricerche tra gli appassionati di misteri torinesi.
Tra le molte leggende che avvolgono la chiesa, una delle più affascinanti riguarda il Santo Graal. Le due statue che fiancheggiano la scalinata d’ingresso rappresentano la Religione (con una croce) e la Fede (con un libro aperto e un calice). Quest’ultimo oggetto ha acceso l’immaginario di studiosi e scrittori esoterici, alcuni dei quali lo identificano con il calice del Graal, il leggendario recipiente sacro della Cristianità.
Secondo queste teorie, la statua potrebbe essere un indizio simbolico della presenza del Graal a Torino, forse nascosto proprio tra le fondamenta della Gran Madre. Una tesi suggestiva, priva di prove storiche ma ben radicata nel folklore locale.
Oggi, la Gran Madre di Dio resta una delle chiese più iconiche di Torino. La sua silhouette imponente chiude scenograficamente la vista da Piazza Vittorio Veneto, mentre alle sue spalle si staglia il profilo del Monte dei Cappuccini, creando uno dei panorami più fotografati della città.
Non è solo un luogo di culto, ma anche un simbolo che intreccia arte, storia, spiritualità e mito. Visitare la Gran Madre significa percorrere un ponte tra epoche e significati, tra il razionale rigore neoclassico e il mistero che ancora oggi aleggia tra le sue colonne.
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