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Il caso

Auto rubate, l'Italia è il regno delle Panda: ecco perché la Fiat è sempre nel mirino

Nel 2024, nel nostro paese, le auto di Stellantis sono state prese di mira nella maggior parte dei furti d'auto

Auto rubate, l'Italia è il regno delle Panda: ecco perché la Fiat è sempre nel mirino

Nel 2024 l’Italia ha registrato numeri impressionanti sul fronte dei furti d’auto. Secondo i dati elaborati da LoJack Italia in collaborazione con il Viminale, sono stati 136.201 i veicoli rubati nel corso dell’anno, con un incremento del 3% rispetto al 2023. Un fenomeno che conferma come questo tipo di crimine non solo sia in aumento, ma stia diventando più elaborato: non sono furti improvvisati ormai, ma vere e proprie operazioni mirate, organizzate, tecnologiche. E in questo scenario, il bersaglio preferito dai ladri ha un nome ben preciso: Fiat.

È proprio il marchio torinese a occupare gran parte del podio dei modelli più rubati in Italia. Al primo posto, incontrastata, c’è la Fiat Panda, con oltre 13.300 furti (quasi una vettura su cinque). Subito dopo arrivano altri modelli del gruppo: la Fiat 500 (oltre 5.200 furti), la Fiat Punto (più di 4.200) e la 500L (oltre 3.400). Anche la Lancia Ypsilon, sempre parte del gruppo Stellantis, si colloca tra i veicoli più colpiti con oltre 5mila furti. Di fatto, le Fiat sono le auto più rubate in Italia, e la Panda è la regina indiscussa del mercato nero. Oltre alle Fiat, tra i modelli più colpiti figurano anche alcuni SUV come la Jeep Renegade e la Fiat 500X, che rientrano sempre nel gruppo Stellantis.

Ma perché proprio le Fiat? La risposta è semplice: sono le più diffuse. In molte aree del Paese, soprattutto nel Sud e nel Centro, la Panda e la Punto sono utilizzate come auto familiari, da lavoro o da città. Il loro predominio rende i pezzi di ricambio facilmente rivendibili, e quindi estremamente appetibili per chi opera nel mercato parallelo. Inoltre, spesso non sono dotate di sistemi antifurto avanzati, e questo le rende bersagli perfetti. A favorire il fenomeno è anche la concentrazione territoriale dei furti. Campania, Lazio, Sicilia, Puglia e Lombardia sono le cinque regioni italiane in cui si registra il maggior numero di sottrazioni, pari al 78% del totale nazionale. In queste aree, densamente popolate e con un’alta circolazione di veicoli, le Fiat rappresentano una presenza costante sulle strade e nei parcheggi. E i ladri lo sanno.

Negli ultimi anni, inoltre, il profilo del ladro d’auto è cambiato radicalmente. Se un tempo bastava forzare una portiera o collegare fili sotto il cruscotto, oggi il furto è diventato un affare per tecnici digitali. I criminali usano jammer per disturbare il segnale del telecomando e disattivare l’antifurto, oppure entrano in possesso di chiavi clonate e dispositivi per riprogrammare la centralina. Una volta avviato il motore, l’auto sparisce in pochi minuti e può essere smontata, esportata o reimmatricolata in altri Paesi. Proprio la cannibalizzazione dei veicoli è una delle pratiche più diffuse. L’auto rubata viene smontata pezzo per pezzo: fari, gomme, specchietti, centraline, paraurti e perfino sedili possono essere rivenduti nel giro di poche ore sul mercato nero, o anche inseriti nel circuito legale dei pezzi usati. E i modelli Fiat, essendo così comuni, offrono una disponibilità e una domanda che li rendono estremamente redditizi.

Il Parlamento sta valutando modifiche legislative per inasprire le pene: oggi il furto semplice prevede da sei mesi a tre anni di reclusione, con multe piuttosto contenute. Le nuove proposte puntano all’eliminazione delle attenuanti e alla confisca dei beni per i ricettatori, nel tentativo di colpire non solo gli esecutori, ma anche chi alimenta il mercato dei ricambi illegali. Nel frattempo, le autorità consigliano agli automobilisti di installare antifurti elettronici, dotarsi di immobilizzatori, verificare sempre che l’auto si blocchi correttamente dopo la chiusura (per evitare l’effetto dei jammer) e, se possibile, parcheggiare in luoghi chiusi o videosorvegliati.

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