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Il caso

Riceve il permesso di soggiorno, ma è già scaduto da un mese: la vicenda paradossale di un 42enne a Torino

Originario del Marocco, vive in Italia dal 2023. Ora, per un errore burocratico rischia di essere rinchiuso in un CPR ed espulso

Riceve il permesso di soggiorno, ma è già scaduto da un mese: la vicenda paradossale di un 42enne a Torino

Permesso di soggiorno, foto: Sardegna Immigrazione

Ha ottenuto il permesso di soggiorno, ma quando ha aperto la busta il documento risultava già scaduto da un mese. È accaduto a un uomo di 42 anni, originario del Marocco, arrivato in Italia con il decreto flussi nel 2023. Qualche giorno fa si è rivolto agli uffici della CGIL di Torino per segnalare l’assurdità della vicenda.

Un cortocircuito amministrativo che ha reso di fatto irregolare la sua permanenza sul territorio italiano, con il rischio di essere rinchiuso in un CPR ed espulso. Non si tratta di un caso isolato, ma di una situazione più frequente di quanto si pensi, alimentata da ritardi procedurali e da un sistema tortuoso che mette in difficoltà molti migranti, rendendoli vulnerabili a sfruttamenti lavorativi, abitativi e a forme di emarginazione sociale.

Attraverso un comunicato stampa diffuso il 23 luglio, la CGIL di Torino definisce l'episodio una “situazione kafkiana” e invita le istituzioni a cambiare approccio. Si legge nella nota: "Alcune settimane fa il TAR dell'Emilia Romagna ha stabilito, a seguito di un ricorso presentato da una richiedente, che la validità del titolo di soggiorno scatti al momento della consegna e non dalla data di presentazione della domanda."

“Una interpretazione di buon senso”, scrive la CGIL, “considerate le difficoltà delle Istituzioni competenti nell’emettere in tempi rapidi i documenti”. L’appello è rivolto agli enti territoriali affinché si adeguino a questo principio: “Per tutelare i diritti e la dignità di uomini e donne migranti, e per evitare che i richiedenti si ritrovino per le mani titoli di soggiorno scaduti o in procinto di scadere”. Una richiesta che, secondo il sindacato, servirebbe non solo a garantire giustizia ai cittadini stranieri, ma anche a “riaffermare la legalità dei percorsi amministrativi imposti dallo Stato ai migranti”.

CGIL Torino denuncia ormai da tempo i gravi ritardi con cui la questura rilascia documenti, permessi di soggiorno e titoli. "Abbiamo messo a disposizione tutti i nostri uffici per agevolare le misure di informazione e formazione - dichiara la presidente Elena Ferro - ma se non cambia qualcosa all'interno dell'organizzazione della questura, episodi come questo continueranno".

Sottolinea anche il paradosso burocratico che riguarda i permessi di soggiorno, commentando come "pare davvero disarmante che una persona che entra regolarmente col decreto flussi nel nostro paese attenda per molti mesi un permesso di soggiorno che gli giunge già scaduto".

Un problema diffuso, spiega Ferro, poiché "risultano moltissime situazioni di permessi di soggiorno che terminano l'iter burocratico e vengono rilasciati a poche settimane o a pochi mesi dalla scadenza, costringendo le persone a rientrare in quel circolo vizioso delle code fuori dagli Uffici Immigrazione".

Le conseguenze per le persone sono pesanti: "Attendono così tanto tempo che quando lo ricevono, il permesso ha comunque una durata troppo limitata per permettergli di mantenere il proprio lavoro o stabilizzare la propria vita per almeno due anni. Ecco perché sono sempre dentro questo iter, come dei criceti, costretti a correre senza raggiungere quasi mai l'obiettivo: un minimo di stabilità, di diritto alla permanenza legale e quindi alla dignità".

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