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viabilità
30 Luglio 2025 - 09:45
Anche in estate la convivenza tra auto e biciclette resta un’utopia, complicata da una cultura della mobilità che fatica a evolversi e da una rete ciclabile spesso disattesa. Un semplice giro tra le strade cittadine basta per notare quanto poco rispetto sia riservato alle piste ciclabili, siano esse delimitate da una striscia di vernice o protette da cordoli rialzati e marciapiedi. I casi di sosta selvaggia si moltiplicano in tutti i quartieri: lungo via XX Settembre, all’altezza dell’incrocio con corso Matteotti, non è raro imbattersi in veicoli parcheggiati a cavallo tra la corsia automobilistica e quella ciclabile. In altri punti, scooter lasciati al centro della pista impediscono il passaggio.
Neppure le protezioni fisiche più marcate bastano: in corso Galileo Ferraris, una vettura è riuscita a parcheggiare all’interno di una pista ciclabile sopraelevata, in doppia fila interna rispetto a un’altra auto. Poco più avanti, scooter e camion usano le corsie riservate alle bici come vie d’accesso per parcheggi e scarichi, violando apertamente le norme.
Il fenomeno si estende ben oltre il centro. In via Nizza, la pista ciclabile viene regolarmente occupata da auto in sosta irregolare, con o senza quattro frecce. Il problema si ripropone in corso Vittorio Emanuele, dove le strisce scolorite e l’assenza di protezioni mettono a rischio i ciclisti. In corso Vercelli, il parcheggio a spina di pesce consente alle auto di invadere la pista, riducendo la carreggiata ciclabile fino a renderla inutilizzabile.
A peggiorare il quadro è la scarsa presenza di controlli. La probabilità di ricevere una multa resta bassa, e questo incoraggia comportamenti illeciti. Dove mancano cordoli o barriere fisiche, solo una vigilanza costante può garantire il rispetto delle regole. Ma al momento, la malasosta resta impunita.
L’Italia è tra i Paesi con il più alto numero di auto per abitante, ma allo stesso tempo registra una crescita costante degli spostamenti in bici. E Torino non fa eccezione: il numero di ciclisti aumenta, ma il contesto urbano non si adatta con la necessaria rapidità. Il processo di transizione verso una mobilità sostenibile ha già preso il via, ma procede a rilento.
Intanto si moltiplicano le segnalazioni dei cittadini e si cerca di coinvolgere le circoscrizioni più colpite.
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