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04 Agosto 2025 - 18:20
Il cardinale Roberto Repole, custode della Sindone, si scaglia contro lo studio pubblicato dalla rivista Archaeometry
«La figura umana sulla Sindone è stata realizzata posandola su un bassorilievo, una statua e non su un corpo». La "rivelazione" dall'esperto brasiliano Cicero Moraes pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista Archaeometry, che confermerebbe l'ipotesi di un artefatto medievale già avanzata da tempo, e il risalto che ha avuto sui mezzi di comunicazione non è piaciuta all'Arcidiocesi di Torino e al Custode Pontificio della Sindone, il cardinale Roberto Repole.
«Ancora una volta assistiamo al lancio di nuove «rivelazioni» sulla Sindone e i suoi misteri - sono le parole dell'Arcivescovo di Torino - Il Custode della Sindone non ha motivo di entrare nel merito delle ipotesi formulate liberamente da scienziati più o meno accreditati ma il Centro Internazionale di Studi sulla Sindone di Torino, che statutariamente assicura il suo supporto scientifico al Custode, pubblica un documento che analizza in dettaglio metodo e risultati di questa "scoperta"».
L'analisi cui fa riferimento il cardinale Repole spiega che Moraes «si è avvalso di software open source e simulazioni fisiche per analizzare i punti di contatto di un telo con le superfici. Il risultato indica che i punti di contatto tra telo e bassorilievo corrispondono ad un’immagine meno deformata rispetto ai punti di contatto con un corpo tridimensionale, in quanto quest’ultimo genera l’effetto di deformazione cosiddetto di Maschera di Agamennone». Peccato che si tratti di «un risultato noto sin dai primi studi di Vignon e Delage del 1902, per cui l’immagine sindonica si configura come proiezione ortogonale. Non si ravvisa nessun elemento di novità in questa conclusione dell’articolo». Non solo: «L'ipotesi dell’autore sulla origine pittorica della Sindone su un bassorilievo è ampiamente smentita da numerosi studi fisico chimici di cui esiste ampia letteratura su riviste scientifiche accreditate». Insomma, gli studi di Moraes non introdurrebbero nessun nuovo elemento e le sue conclusioni sarebbero errate.
La conclusione del cardinale Repole è quindi netta: «Se non ci si può stupire più di tanto del clamore che certe "notizie", vere o verosimili, nuove o datate, possono suscitare in un circuito mediatico che ormai è globale e istantaneo, rimane la preoccupazione per la superficialità di certe conclusioni, che spesso non reggono a un esame più attento del lavoro presentato. E rimane da ribadire l’invito a non perdere mai di vista la necessaria attenzione critica a quanto viene così facilmente pubblicato».
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