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tra sacro & profano
01 Agosto 2025 - 19:50
Ulteriori elementi a sostegno dell’ipotesi che l’immagine presente sulla Sindone di Torino non sia stata generata dal contatto diretto con un corpo umano
Uno studio pubblicato sulla rivista Archaeometry da Cicero Moraes, esperto brasiliano di modellazione tridimensionale, e riportato dalla testata Lo Spiffero, ha offerto ulteriori elementi a sostegno dell’ipotesi che l’immagine presente sulla Sindone di Torino non sia stata generata dal contatto diretto con un corpo umano. Utilizzando tecniche avanzate di simulazione 3D, Moraes ha confrontato due scenari: l’applicazione di un telo su un corpo tridimensionale e su una superficie piana in bassorilievo. I risultati mostrano che l’immagine della Sindone è compatibile con il secondo caso: una figura piatta, forse riscaldata o pigmentata, che ha lasciato impronte solo nelle aree di contatto diretto.
Le conclusioni dello studio, pur non essendo inedite, si inseriscono in un filone consolidato di indagini che da decenni esclude la possibilità di un’impronta generata naturalmente da un cadavere. Lo storico Andrea Nicolotti, docente all’Università di Torino, ha commentato sul sito Skeptic.com che lo studio conferma ciò che è noto da secoli: l’immagine sindonica non è riproducibile mediante il contatto con un corpo reale tridimensionale. Già nel 1989, le analisi al radiocarbonio effettuate presso i laboratori di Oxford, Zurigo e Tucson avevano datato il lino tra il 1260 e il 1390, collocandone la realizzazione nel pieno del Medioevo.
Negli ultimi anni, sono emerse ipotesi contrastanti sulla datazione della Sindone. Uno studio condotto nel 2022 con la tecnica WAXS (Wide Angle X-ray Scattering) ha proposto una datazione tra il 55 e il 74 d.C., riaprendo il dibattito sull’autenticità del manufatto. Tuttavia, tale analisi ha ricevuto critiche per la metodologia e l’interpretazione dei dati, e al momento non ha sostituito i risultati più consolidati ottenuti con il radiocarbonio.
Già nel 1988, il cardinale Anastasio Ballestrero, allora arcivescovo di Torino, autorizzò l’analisi radiocarbonica e riconobbe pubblicamente che il lenzuolo non poteva essere considerato un’autentica reliquia del sepolcro di Cristo. La Chiesa cattolica, pur non conferendo valore dogmatico alla Sindone, ne ha mantenuto l’importanza devozionale, qualificandola come icona della Passione di Cristo. Papa Giovanni Paolo II ribadì che la Chiesa non si pronuncia sull’autenticità storica del manufatto, lasciando la questione alla comunità scientifica, ma consentendo ai fedeli di continuare la venerazione.
Nel 2025, un altro studio pubblicato sull’International Journal of Archaeology ha introdotto l’uso dell’intelligenza artificiale per analizzare le immagini della Sindone, suggerendo che l’impronta potrebbe essere compatibile con un’origine per radiazione. Anche questa ipotesi, pur affascinante, è oggetto di contestazione per la scarsa riproducibilità dei risultati e per i margini d’interpretazione.
In parallelo, la Chiesa ha organizzato la “Tenda della Sindone”, un’esperienza di pellegrinaggio virtuale accessibile da tutto il mondo, attiva tra aprile e maggio 2025. Un’iniziativa che riflette la crescente tendenza alla digitalizzazione della devozione, e che rappresenta una forma di fruizione simbolica alternativa all’esposizione fisica.
La Sindone di Torino continua a essere al centro di studi multidisciplinari. La maggior parte della comunità scientifica converge sull’idea di un’opera d’arte medievale, realizzata con tecniche sofisticate per l’epoca. Tuttavia, il dibattito non è risolto e nuove tecnologie, inclusa l’intelligenza artificiale, continueranno a fornire strumenti per l’analisi. Resta il dato oggettivo: l’immagine non è stata generata da un corpo umano. Ma per molti credenti, ciò non ne riduce il valore spirituale.
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