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il colloquio

«Anziani soli? Va peggio nelle grandi città, ma anche i giovani sono fragili»

Il parere del dottor Roberto Venesia, segretario Fimmg Piemonte: «Nelle metropoli non c'è "comunità"»

Sempre più anziani soli

Sempre più anziani soli

Non c’è più “comunità”, specie nelle grandi città come appunto Torino. «Quello della solitudine è un problema noto da anni nelle metropoli. Le cose vanno meglio nei piccoli paesi, nelle borgate o in campagna, dove le persone si aiutano di più. Ma nelle città di grandi dimensioni è molto più difficile mantenere relazioni sociali e ci sono sempre più persone sole». Parola del dottor Roberto Venesia, segretario Fimmg Piemonte, che nella sua carriera di medico aveva in cura pazienti over 75 in una percentuale che sfiorava il 25 percento. Una condizione, la solitudine, che nelle circostanze peggiori può spingere al gesto estremo: togliersi la vita, appunto, come sta purtroppo avvenendo a Torino con tre suicidi negli ultimi cinque giorni di anziani sopra gli 80 anni.

«Tuttavia - spiega il dottor Venesia - solitudine non significa automaticamente depressione e un medico di famiglia deve essere bravo a distinguere la prima dalla seconda, quando visita un paziente». Ma come ci si comporta, in queste circostanze? «Il medico deve fare immediatamente la segnalazione agli assistenti sociali - sottolinea Venesia - i quali dovranno poi farsi carico del soggetto fragile». E’ forse anche l’unica strada per prevenire i drammi. Ma il problema sembra destinato a peggiorare e di mezzo non ci sono solo gli anziani. «La popolazione invecchia - conclude il dottore - e avremo più anziani soli. Ma la depressione è forte anche nei giovani, specie dopo la pandemia».

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