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Il caso

Finita la tregua al trincerone: torna il disagio e la panda "a luci rosse"

Giulia Zaccaro (Circoscrizione 6): “È follia, servono risposte dalle istituzioni”

Finita la tregua al trincerone: torna il disagio e la panda "a luci rosse"

Non è durata nemmeno due mesi la tregua al trincerone ferroviario di corso Regio Parco, area da tempo segnata da occupazioni abusive e degrado. Dopo l’intervento di assistenti sociali e forze dell’ordine in seguito all'incendio di qualche mese fa, che aveva riportato una situazione di tranquillità per residenti e famiglie che frequentano il vicino parco giochi, ora si rischia di tornare punto e a capo.

A denunciarlo è Giulia Zaccaro, coordinatrice Ambiente della Circoscrizione 6, che esprime la frustrazione di fronte al ritorno di “Romeo”, una figura nota per comportamenti instabili e fonte di continui disagi nel quartiere. «Non capisco come sia possibile che una persona con palesi instabilità mentali sia potuta tornare a fare ciò che faceva prima. È evidente che debba essere gestito, così come la sua famiglia, che già crea problemi di decoro pubblico in Barriera di Milano».

Secondo la coordinatrice, l’episodio mette in luce la mancanza di un presidio efficace: «L’altra volta per far intervenire assistenti sociali e polizia è servito un incendio. Oggi ci ritroviamo al punto di partenza. È follia: dove sono i servizi sociali? Perché Romeo è riuscito a tornare lì?». Intanto, la proprietà dell’area, Regio Parco Srl, aveva già speso risorse per installare una rete arancione rinforzata allo scopo di limitare scarichi e accumuli. Un investimento che rischia di rivelarsi vano.

A peggiorare il quadro, la presenza di una Fiat Panda verde smeraldo parcheggiata e utilizzata come giaciglio di fortuna: secondo le segnalazioni, lì si dorme e si consumano rapporti sessuali. I cittadini, che per qualche settimana avevano tirato un sospiro di sollievo, chiedono adesso interventi immediati e duraturi. «Quella pausa è stata molto gradita, sia dai residenti che dai fruitori dell’area gioco – conclude Zaccaro – ma così non possiamo andare avanti».

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