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Sanità
07 Settembre 2025 - 16:30
Anticorpo riduce la progressione della stenosi carotidea
Un anticorpo monoclonale in grado di abbassare drasticamente il colesterolo LDL e ridurre la progressione della stenosi carotidea potrebbe rappresentare una nuova opzione terapeutica per la prevenzione di ictus e infarto. È quanto emerge dallo studio Caruso (CARotid plaqUe StabilizatiOn and regression with Evolocumab), condotto dall’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino e presentato al Congresso Europeo e Mondiale di Cardiologia di Madrid.
La ricerca, non sponsorizzata, ha coinvolto 170 pazienti con stenosi carotidea superiore al 50% e livelli di colesterolo LDL-C uguali o superiori a 100 mg/dL. A un gruppo, oltre alla terapia orale standard, è stato somministrato Evolocumab, un anticorpo monoclonale che inibisce la proteina PCSK9, responsabile della ridotta capacità del fegato di eliminare il colesterolo LDL. Dopo un anno, i pazienti trattati con Evolocumab hanno mostrato una riduzione media del colesterolo LDL del 73,5% (contro il 48,3% del gruppo di controllo), regressione della placca nel 68,4% dei casi (contro il 63,5%) e un’incidenza di eventi cardiovascolari avversi pari al 2,4% (contro il 14,4%).
Lo studio trae origine dal caso clinico di un paziente torinese di 78 anni, seguito dal 2016 presso il Mauriziano. Con una stenosi carotidea iniziale del 70%, l’uomo è stato trattato con Evolocumab al fine di evitare l’intervento chirurgico: oggi la stenosi è ridotta al 55% senza necessità di ricorrere alla chirurgia.
La ricerca è stata coordinata dalla Cardiologia del Mauriziano, diretta da Giuseppe Musumeci, con la collaborazione dei dottori Simone Quaglino e Salvatore Piazza della Chirurgia vascolare, diretta da Andrea Gaggiano, e del diabetologo Salvatore Oleandri dell’ASL Città di Torino.
La stenosi carotidea, caratterizzata dal restringimento delle arterie del collo che portano sangue al cervello, è causata dall’accumulo di placche lipidiche generate da livelli elevati di colesterolo LDL. La patologia aumenta significativamente il rischio di infarto, ictus e altre complicanze cardiovascolari. Secondo i dati regionali, in Piemonte interessa circa 400.000 persone, con un’incidenza del 20% tra gli over 80.
L’esperienza del Mauriziano si inserisce in un percorso clinico già avviato negli anni, quando l’ospedale fu tra i primi a utilizzare Evolocumab nei pazienti con infarto miocardico acuto. Oggi i risultati dello studio Caruso aprono la prospettiva di estendere il trattamento anche ai pazienti con stenosi carotidea e arteriopatia periferica, contribuendo a ridurre complicanze gravi e costi sanitari legati alle malattie cardiovascolari.
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