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La protesta
10 Settembre 2025 - 06:30
Da quando è arrivata la nomina di Antonio Filosa a nuovo amministratore delegato di Stellantis, i sindacati metalmeccanici chiedono con forza un confronto immediato per discutere il prossimo piano industriale, denunciando la crisi produttiva ed occupazionale che sta travolgendo gli stabilimenti e l’indotto. La Uilm, attraverso il segretario generale Rocco Palombella e il responsabile auto Gianluca Ficco, ha ribadito la necessità di una svolta: «Vogliamo confrontarci prima che sia varato il nuovo piano industriale, per esporre il punto di vista dei lavoratori italiani oggi fortemente colpiti dalla cassa integrazione e soprattutto per immaginare la strada di un possibile rilancio».
Secondo i dirigenti Uilm, la strategia che puntava solo sull’elettrico si è rivelata «fallimentare»: «È necessario puntare su una gamma completa di vetture ibride in tutte le fabbriche e recuperare le motorizzazioni endotermiche, attingendo a quel patrimonio di meccanica italiana che è sempre stato una eccellenza ma che nel recente passato è stato ingiustamente trascurato». Anche la Fiom-Cgil si fa sentire. Il segretario generale Michele De Palma e il responsabile del settore mobilità Samuele Lodi parlano di una situazione in «continuo peggioramento»: «Crollano le produzioni, aumenta l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, cala l’occupazione e mancano prospettive per ricerca, sviluppo e produzione. Le lavoratrici e i lavoratori del gruppo e della componentistica stanno pagando il prezzo del fallimento del piano Tavares e questo non è sopportabile».
Per la Fiom, il nuovo piano industriale deve prevedere nuovi modelli mass market, piccole vetture (kei car), il rilancio del progetto per le batterie e soprattutto tempi certi per l’avvio delle linee produttive già annunciate.
«Serve anche una politica commerciale diversa nei confronti dei fornitori e investimenti in ricerca e sviluppo», sottolineano De Palma e Lodi.
I sindacati invocano infine un impegno diretto del Governo. «Palazzo Chigi convochi le parti e metta in campo politiche industriali e occupazionali utili a salvaguardare e rilanciare i settori strategici del nostro Paese a partire dall’automotive. L’obiettivo di produrre un milione di vetture in Italia si è allontanato: servono investimenti, strumenti nuovi come la cassa integrazione di transizione e una strategia contro la delocalizzazione».
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