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la denuncia della figlia

«Mia madre morta a 90 anni dopo otto ore su una barella»

Il calvario di Giuseppina al Mauriziano. L’ospedale: «Faremo accertamenti, ma i parametri della signora erano ok»

Nel riquadro, Giuseppina Cagnasso, morta a 90 anni al Mauriziano

Nel riquadro, Giuseppina Cagnasso, morta a 90 anni al Mauriziano

Non mangiava da due giorni, da un giorno aveva smesso di bere e, quando è arrivata al Mauriziano, quasi non respirava più. Tuttavia, l’ospedale le ha dato un codice verde ed è stata visitata dopo otto ore. E alla fine Giuseppina Cagnasso non ce l’ha fatta e appena passato mezzogiorno del giorno successivo, è deceduta. A 90 anni. Sul piede di guerra adesso è la figlia della pensionata, Carla, che ha segnalato l’episodio scrivendo una lunga lettera alla direzione dell’ospedale. E si sfoga, dopo aver seppellito l’anziana madre: «Siamo arrivate in ospedale alle 12.30, mamma non mangiava, non beveva - racconta - e io non riuscivo più a somministrarle i farmaci. Ma appena entrati e dopo essere stati ricevuti nell’area del triage, un infermiere si è rivolto a me con queste parole: “Lei viene in pronto soccorso per un anziano che non mangia da due giorni?”. Dopodiché, a mia madre è stato dato un codice verde».

A quel punto, Carla e la madre Giuseppina hanno atteso pazientemente il loro turno, anche se le condizioni della pensionata 90enne si facevano sempre più gravi. E anche l’attesa, diventava via via più lunga. Una, due, tre, quattro ore. Alla fine, Giuseppina Cagnasso è stata chiamata alle 20.30, dopo la bellezza di otto ore trascorse in barella, nella sala, in condizioni ormai disperate. E quando Carla, finalmente, è riuscita a parlare con i dottori, si è sentita rispondere che l’anziana madre stava morendo e che si poteva solo più somministrarle la terapia anti-dolore. Carla è poi tornata a casa, ricevendo alle 8.30 del mattino successivo la chiamata dall’ospedale in cui le veniva comunicato che la madre sarebbe deceduta tra poche ore. E alle 12.30, Giuseppina Cagnasso è morta, all’età di 90 anni. Dopo avere però passato otto ore in sala triage senza essere visitata.

Quelle otto lunghissime ore, Carla ora le ricostruisce: «E’ stato surreale. Le oss e le ausiliarie in servizio, persino i pazienti, erano stupiti del fatto che mia madre non venisse visitata, viste le sue condizioni. Molti pazienti erano già stati dimessi e solo dopo qualche ora a mia madre è stato dato l’ossigeno». Ossigeno che prima la signora Giuseppina non aveva «perché abitiamo a due passi dal Mauriziano e quindi - afferma la figlia - poteva stare qualche minuto senza ossigeno». Carla, mentre la mamma peggiorava, racconta di aver chiesto aiuto a chiunque: medici, infermieri, fino a quando un infermiere dopo molte ore è venuto a controllare pressione e saturazione. «Signora, i parametri vanno bene, abbiamo ancora un codice rosso e due verdi, tra poco visitiamo sua madre», la risposta data alla figlia. Visita che, appunto, c’è stata, ma solo alle 20.30, dopo otto ore di attesa. Ancora sotto shock, Carla precisa: «Ho lavorato nella sanità e considero il Mauriziano un’eccellenza, mai mi sarei aspettata un trattamento così disumano». Un caso, quello di Giuseppina, che ricorda quello di un mese fa a Salerno, con la denuncia della figlia perché sua madre era stata legata al letto. Il Mauriziano, tramite la direttrice generale Franca Dall’Occo, replica dicendo che andrà «a fondo per capire cosa sia successo», rendendosi «disponibile a un incontro e a un confronto diretto» ma ribadendo che «i parametri della signora all’esame dell’infermiere del triage erano stabili, pur nella situazione difficile legata all’età e alle condizioni di fine vita in cui la signora versava già all’arrivo».

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