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Alta tensione
03 Ottobre 2025 - 05:40
«C’è la necessità di mantenere la protesta nei confini della legalità. Quando si manifesta non si lanciano le biciclette». La procuratrice di Torino Lucia Musti si esprime così nel corso della prima delle “Giornate della legalità” torinesi, che vedranno più di 40 incontri da qui a domenica. Un evento “sfortunato”, poiché arriva alla luce di due giorni intensi per Torino. In cui la tensione è stata alta e il confine della legalità superato in più di un’occasione. Ad esempio, come citava la procuratrice, quello in cui un manifestante a Porta Nuova, mercoledì scorso, aveva scagliato una bici addosso agli forze dell’ordine.
Un’alta tensione politica e sociale che si preannuncia ancora più intensa nelle prossime ore. Dopo le occupazioni universitarie e le proteste iniziate ieri, oggi è previsto lo sciopero generale, cui si aggiunge un ulteriore ingrediente: la visita della presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, a Torino per la Italian Tech Week, insieme al patron di Amazon, Jeff Bezos. Una protesta coordinata tra decine di migliaia di italiani in tutte le maggiori città della Penisola da Nord a Sud.
Per questo in mattinata, ieri, era arrivato il commento della premier Giorgia Meloni che, intervenuta sul tema dell’abbordaggio della Sumud Flotilla, ne ha approfittato per commentare i disagi previsti nel fine settimana (che più volte l’hanno vista nel mirino. Come nel caso del «Meloni come Kirk» scritto con lo spray su un muro della stazione di Porta Susa).
Le manifestazioni e i blocchi in Italia: «Non portano benefici tangibili, ma creano disagi al popolo italiano», ha detto, ringraziando i cittadini per la «pazienza e responsabilità» dimostrate. Un passaggio polemico è poi arrivato sui motivi delle mobilitazioni: «I disagi che stiamo vivendo non sono legati alla situazione in Palestina, quanto piuttosto a dinamiche tutte italiane. Lo spiegano i sindacati». E ancora: «Mi aspettavo che almeno si evitasse di proclamare uno sciopero congiunto di venerdì. Il week-end lungo e la rivoluzione non stanno insieme».
Sul punto anche la provocazione di Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione: «Vorrei sapere come reagiscono i civili palestinesi di fronte alle guerre urbane che vediamo in Italia: cortei quotidiani, occupazioni universitarie, bandiere esposte… Quanti medicinali e derrate sono invece arrivati a Gaza?». Napoli accusa il Pd di essere “stregato” dalle pressioni interne e dai suoi alleati, incapace di condannare con fermezza gli episodi di violenza registrati a Torino.
Mentre il ministro della Pubblica Amministrazione e segretario regionale di Forza Italia, Paolo Zangrillo, ha descritto la città come “ostaggio di una minoranza violenta”, accusando “i violenti della presunta non violenza” di aver trasformato Torino in una fucina di eversione. Zangrillo parla di «città paralizzata», «estremismo che semina odio contro le istituzioni» e chiede una risposta durissima: tolleranza zero, misure concrete e fermezza politica. è un ossimoro corrosivo e incomprensibile: chi sceglie la violenza non chiede giustizia, ma la nega e la calpesta. Urgente fermarsi e spegnere questa spirale di violenza», gli fanno eco il senatore Roberto Rosso, vicecapogruppo di Forza Italia in Senato e vicesegretario del partito in Piemonte, e Marco Fontana, segretario cittadino di Forza Italia a Torino. Di «aggressione diretta alle infrastrutture critiche del Piemonte», parla invece il vicecapogruppo di FdI in Regione Roberto Ravello. «Fatto gravissimo che colpisce lavoratori, studenti e famiglie e non aiuta di certo la causa Palestinese ed i processi di pace», secondo il vicecapogruppo FdI in Comune Ferrante De Benedictis.
Di tutt’altro avviso la capogruppo di Avs in Regione Piemonte Alice Ravinale: «I tentativi di delegittimare lo sciopero surreali. Definiscono “criminali” i blocchi perché creano disagi ma non dicono una parola sul genocidio di migliaia di innocenti». Un’invito alla moderazione invece arriva dalla consigliera regionale del Pd Nadia Conticelli: «Dobbiamo capire cosa intendiamo per violenza. C’è una mobilitazione mondiale. Ci sono momenti nella storia in cui bisogna fare rumore».
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