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Il caso
07 Ottobre 2025 - 22:03
Piazza Castello e poi San Carlo che diventano "piazza Palestina". Poi piazza Palazzo di Città, di fronte al Municipio, che diventa "piazza Gaza", ma senza alcun intervento della toponomastica. È da circa 130 giorni (fine maggio), infatti, che nel mezzo di alcune delle cosiddette "piazze auliche" del centro cittadino sono state piantate tende, barchette, striscioni.
Un allestimento che è un segno di protesta silenziosa nei confronti del conflitto israelo-palestinese e che si è intervallato come nulla fosse ai tanti eventi internazionali che negli ultimi mesi si sono succeduti in città. La Vuelta a fine agosto (in quest'occasione era stato "gentilmente" chiesto loro di spostarsi in piazza Carlo Alberto), poi, per il Salone dell’Auto, lo “spezzatino” tra l’area pedonale di piazza Castello che guarda la Galleria Subalpina.
«Il diritto di manifestare non si deve tradurre in occupazione permanente», rivendica il vicecapogruppo FI Domenico Garcea, titolare di un’interpellanza congiunta insieme alla capogruppo Federica Scanderebech e alla capogruppo Lega Elena Maccanti. «I cittadini sono particolarmente indignati, quegli accampamenti non avevano chiesto alcun "permesso". La vostra indifferenza rispetto a quanto accaduto qua avanti - tendoni bivacchi e altro - produce quello che abbiamo visto le scorse notti», attacca quest’ultima. Dalla sua l’assessore alla Sicurezza Marco Porcedda ribadisce la posizione della Città: «Manifestare deve sempre essere garantito e nessuno è tenuto a fornire “preavviso”. Il presidio spontaneo è sotto monitoraggio della Questura», assicura. Ma ciò non serve a sedare le opposizioni: «Non è rispettoso per i nostri cittadini, chiediamo al Comune di individuare luoghi meno impattanti», chiosa Garcea.
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