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Stampa venduta (con mezzo miliardo bruciato), question time in Regione: "Gli Agnelli se ne vanno"

Tutela della pluralità dell'informazione o solo questione simbolica per Torino? Ecco quanti soldi ha perso Elkann editore

Stampa venduta, un question time in Regione: "Gli Agnelli se ne vanno"

Su La Stampa in vendita (assieme al resto dell'impero Gedi dei giornali degli Agnelli/Elkann) spunta il question time in Regione. Se ne discuterà oggi, martedì 14 ottobre 2025, durante la seduta del consiglio regionale. Di mezzo, la questione dei posti di lavoro, l'editoria locale e il "progressivo disimpegno" degli Elkann da Torino.

A presentarla, la consigliera PD Nadia Conticelli, che nell'argomentazione sottolinea come "il Report di sostenibilità GEDI 2024 indica un organico complessivo di 1.343 dipendenti nel gruppo, di cui una parte significativa impiegata in Piemonte. Le più recenti rilevazioni di diffusione (carta + digitale) attestano per La Stampa circa 60.400 copie pagate a livello nazionale, con un calo di circa l’11% rispetto all’anno precedente". E un flop dell'Elkann editore da circa mezzo miliardo di euro in sei anni.

Ad agitare la politica è la trattativa (smentita ufficiosamente da Gedi ed Exor principale azionista) per la cessione della Stampa al gruppo Nem Nordest Media, con invece La Sentinella del Canavese e HuffPost alla Finlad dei pugliesi Ladisa, già editori de La Gazzetta del Mezzogiorno e ora de La Notizia, nonché appaltatori dei servizi di ristorazione delle scuole torinesi.

Per Conticelli la questione è che "nel contesto cittadino e industriale torinese si registra, parallelamente, un progressivo disimpegno della famiglia Agnelli da attività simboliche e produttive storiche: dalla nascita di Stellantis e il ridimensionamento della presenza diretta in Iveco (cessione agli indiani di Tata Group, in realtà, ndr), fino alla messa in vendita di immobili e sedi di pregio come Villa Frescot, il Lingotto e le cliniche del Cemedi". E per questo si chiede la vigilanza della Regione Piemonte.

Al momento bisogna precisare che l'accordo non è firmato, anzi da Exor dichiarano che le offerte non sono neppure arrivate. Eppure, fonti accreditate danno l'affare per fatto. Per Stampa, nella declinazione che vi abbiamo detto, per Repubblica una trattativa con il gruppo Atenna degli armatori greci Kyriakou, finanziati dall'Arabia Saudita, che includerebbe anche Radio Capital e Radio DeeJay.

Elkann ha rilevato dalla Cir dei fratelli De Benedetti - con enorme rabbia del padre Carlo - il gruppo Espresso - che fatturava attorno ai 600 milioni di euro annui - nel 2019 per un totale di 200 milioni in due fasi. In cinque anni Gedi accumula perdite per 360 milioni di euro, anche se nel 2022 arriva il primo pareggio di bilancio, dovuto principalmente all'iniezione di fondi stanziati dallo Stato per la pandemia (legati ai costi della carta).  Nel 2023 torna un rosso di 103 milioni, una cinquantina l'anno scorso (ma c'è anche la rinuncia di Exor a crediti per 40 milioni a ridurre le perdite): risultato, 490 milioni di perdite. I ricavi sono scesi a 386 milioni.

In mezzo, ci sono la cessione de Il Secolo XIX all'armatore Gianluigi Aponte e delle testate locali proprio a Nem. Nel bilancio di Exor il gruppo ora vale 113 milioni per effetto della ricapitalizzazione, ma se Repubblica da sola è attorno ai 65 milioni, Stampa si ferma a 7. Un flop per un finanziere come Elkann che, come dimostrano le recenti mosse, vorrebbe ottimizzare e monetizzare le risorse, tagliare le perdite: per questo il Dossier Gedi era stato fatto girare fra diversi soggetti, anche se da Exor continuano a ribadire non esistano accordi siglati.

In ogni caso, più dei conti in rosso, sembra l'arrivo di editori veneti e pugliesi a Torino ad agitare la politica, persino più degli indiani di Tata o degli americani di Comau. Per rassicurare la consigliera Conticelli, se ci pensa, tutto quanto da lei sottolineato l'ha letto altrove (per esempio da noi).

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