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La novità

Il futuro va a rilento: navette autonome "super-caute"

Questa mattina i primi giri su strada con i passeggeri, presente anche lo scrittore Bruno Gambarotta

Stefano Lo Russo e Guido Mulè

«È sicuramente una grande innovazione tecnologica. È un mezzo prudente, perché possa funzionare serve che le persone rispettino la segnaletica, non sostino in doppia fila, ma siamo contenti che Torino sia all’avanguardia». Lo dice un po' sorridendo il sindaco di Torino Stefano Lo Russo - forse consapevole della poca disciplina alla guida dei suoi torinesi - appena disceso dalla navetta elettrica a guida autonoma AuToMove, che questa mattina ha visto per la prima volta dai test, la partecipazione di passeggeri. Insieme a Lo Russo anche l'ad di Gtt Guido Mulè, il presidente di 5T Beppe Pezzetto e lo scritto Bruno Gambarotta, tra i primi "tester".

In effetti il percorso di tre chilometri ad anello che collega corso Tortona, corso Regina Margherita e lungo Dora Siena, con capolinea presso il Campus Luigi Einaudi dell’Università di Torino e cinque fermate complessive, viene gestito dalla navetta con molta cautela: il contachilometri non supera mai i 25 km/h e il mezzo fa particolare attenzione agli ostacoli umani e alla segnaletica riservata ai pedoni. Tanto che un viaggio in teoria piuttosto breve impiega circa 20 minuti, con qualche stop — qualcuno anche un po' più brusco — quando qualche automobilista prova a tagliarle la strada.

È questa, da sempre, la sfida più imponente della guida autonoma, che in Lussemburgo, ormai, viene già usata quotidianamente. Secondo Tim Kieffer, l’ingegnere del gruppo neozelandese Ohmio, che ha progettato il mezzo: «l’imprevedibilità del comportamento degli automobilisti “umani”, ma anche delle bici e degli altri mezzi di trasporto urbani». Questo richiede, comunque, la presenza di operatori tecnici a bordo. Il personale, infatti, è chiamato a intervenire anche nel caso in cui l’ostacolo per la navetta sia insuperabile (come accaduto durante le guide di questa mattina). Per questa ragione sono sette gli operatori GTT che hanno fatto la formazione ad hoc per assistere — all’occorrenza — i passeggeri e intervenire.

In Italia si tratta di un primato torinese, che arriva dopo mesi di progettazioni e qualche sperimentazione che già non era andata in porto. Parte del progetto Living Lab ToMove, dedicato allo sviluppo di nuove soluzioni di mobilità urbana smart e sostenibile, in cui ricadono 7 milioni di euro (al cui interno anche il digital twin: il gemello digitale della città pensato per semplificare mappatura e riparazioni stradali, ma non solo).

Ma come funzionerà tecnicamente? «La navetta è dotata di diversi sensori che individuano ostacoli e ne fanno una mappatura geometrica poi “comunica” con i semafori posti lungo il percorso per “capire” i tempi semaforici», spiega Nadia Dovano, ingegnere Gtt. Tutto questo è possibile, infatti, grazie a un ecosistema infrastrutturale in grado di accogliere il progetto: «È 5T, infatti, a gestire le informazioni che vengono inviate al mezzo con guida sicura, provando a individuare ostacoli o perturbazioni che possano incidere durante il viaggio» — spiega il presidente Beppe Pezzetto. «Questa sperimentazione aveva come obiettivo fare da modello. Creare un ecosistema e gestirlo, adeguandolo alle normative in via di definizione».

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